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dott. Giuseppe Montefrancesco

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Marijuana e test del respiro; come con l’alcol.

La misura delle concentrazioni nel sangue di Δ9-Tetraidrocannabinolo (THC), che è il componente maggiormente attivo della cannabis viene utilizzata in alcuni stati degli USA per verificare l’eventuale assunzione di marijuana da parte di soggetti alla guida di autoveicoli. I limiti di concentrazione tollerati, non superiori in genere a 5 ng/ml di THC, sono stati molto dibattuti e contestati  perché al momento non esistono studi scientifici in grado di dimostrare con certezza che questo è effettivamente il livello oltre al quale aumenta il rischio di provocare incidenti stradali. Nell’acceso dibattito viene spesso portato come controprova il risultato di uno studio clinico controllato dove 6 soggetti, su 25 volontari, che avevano consumato cannabis sono stati trovati positivi al test del sangue ancora dopo 7 giorni di astinenza dalla marijuana e, quindi, in condizioni di perfetta padronanza delle proprie capacità sensoriali. Questo fatto non è così sorprendente per chi si occupa di farmacocinetica perché è noto che il THC è una sostanza molto liposolubile che tende ad accumularsi nei tessuti grassi per poi essere rilasciata lentamente mantenendo i livelli nel sangue misurabili anche per diversi giorni dopo l’ultima assunzione. Nel tentativo di superare questo problema, è stato recentemente messo a punto un nuovo metodo analitico che misura del THC nel respiro (ovvero nell’espirato) aprendo così la possibilità di applicare un test più accurato e simile a quello che ormai normalmente viene utilizzato per l’alcol. Questi ricercatori hanno raccolto campioni di respiro proveniente da utilizzatori cronici (quattro o più volte alla settimana) e occasionali (due volte alla settimana) di marijuana, sperimentando il nuovo test dopo che i soggetti avevano fumato una sigaretta ( spinello, canna) contenente il 6.8 % di THC. I risultati dello studio possono messere riassunti nel modo seguente:

  • tutti gli utilizzatori cronici sono risultati positivi al THC entro un’ora dal consumo, il 76.9 % entro un’ora e mezza, il 53.8 % entro 2-3 ore e solo un soggetto è risultato ancora positivo dopo circa 4 ore;
  • il 90.9 % degli utilizzatori occasionali sono risultati positivi dopo circa un’ora e il 63.6 % dopo circa un’ora e mezza.

In aggiunta, la presenza di THC nei campioni analizzati era superiore a quella di altri cannabinoidi, mentre nessun campione conteneva il metabolita 11-nor-9-carbossi-THC che rimane più a lungo e che in genere viene ricercato nelle urine per testare se un soggetto ha fatto uso di marijuana. I ricercatori hanno concluso che il respiro può offrire una valida alternativa al sangue per testare l’uso recente di marijuana nei guidatori, ma che purtroppo il nuovo test ha ancora un grosso limite dovuto alla finestra temporale utile che, andando da circa mezz’ora a due ore dall’ultimo consumo, risulta essere ancora troppo ristretta. Il problema, quindi, rimane aperto, con la speranza tuttavia di potere affinare ulteriormente questa tecnica in modo da avere a disposizione nel prossimo futuro un test per la marijuana affidabile e di facile utilizzo così come si è dimostrato il ben collaudato test dell’alcol. Dott. Renato Urso Fonte (Sarah K. Himes1, Karl B. Scheidweiler, Olof Beck2, David A. Gorelick1, Nathalie A. Desrosiers1 and Marilyn A. Huestis1, © 2013 The American Association for Clinical Chemistry, http://www.clinchem.org/content/early/2013/09/17/clinchem.2013.207407.abstract).