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dott. Giuseppe Montefrancesco

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Dott. Giuseppe Montefrancesco

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Cannabidiolo; meglio una marijuana meno potente.

In 134 volontari, utilizzatori regolari di cannabis, tra i 16 ei 23 anni, è stato condotto uno studio per osservare l’incidenza sulla memoria dei costituenti la marijuana fumata, in particolare il THC e il cannabidiolo.

La pianta della Cannabis sativa è fonte di un gran numero di principi attivi; essa produce una complessa miscela di sostanze chimiche, più di 400, una sessantina (66) delle quali formano il gruppo dei cannabinoidi (in questo caso, i fitocannabinoidi), termine che li distingue dagli endocannabinoidi che sono invece molecole della stessa natura, ritrovate in molte specie animali e soprattutto nell’uomo. Ad uso sperimentale e terapeutico vi sono anche i cannabinoidi sintetici.

Tra questi fitocannabinoidi il solo psicoattivo è il delta 9-tetraidrocannabinolo (THC) e la potenza della cannabis è definita in termini di concentrazione (%) di questo principio.
Un altro importante principio attivo è rappresentato dal cannabidiolo (CBD), un composto con un effetto antagonista rispetto al THC (debole antagonista non specifico dei recettori CB1 e CB2 mentre agisce come agonista nei confronti dei recettori dei vanilloidi TRPV1 e TRPV2) . Questo cannabinoide non è psicotropo ma contribuisce a migliorare l’azione del THC perchè ne influenza positivamente la farmacocinetica e riduce gli effetti collaterali sul respiro, frequenza cardiaca e temperatura e la memoria Il rapporto THC/CBD è molto importante perchè questo che determina l’azione psicoattiva della cannabis e in generale può alterare notevolmente gli effetti della droga. Per esempio, le piante coltivate per l’ottenimento di fibre tessili hanno un contenuto predominante di CBD e solo tracce di delta 9-tetraidrocannabinolo (meno di 0.3%), al contrario quelle coltivate a scopo farmaceutico o per l’utilizzo illegale contengono principalmente THC, e CBD solo in tracce.

Tradizionalmente il contenuto di THC è compreso:

    • nella marijuana tra l’ 1 e il 5 %;
    • nell’hashish è attorno al 10-15%;
    • nell’olio raggiunge una concentrazione del 30% ed anche più.

Attualmente, le innovazioni nelle tecniche di coltivazione (la pianta viene coltivata in massima parte in ambienti chiusi per evitarne l’ossidazione e l’inattivazione dovuta all’ ossigeno, alla luce, o all’umidità e alle elevate temperature), l’utilizzazione di semi geneticamente modificati e la manipolazione dopo la raccolta consentono di ottenere marijuana il cui contenuto in THC può essere pari o superare quello dell’hashish ed in ogni caso avere derivati della cannabis di particolare potenza e pericolosità. I volontari, divisi in 2 gruppi, hanno quindi fumato marijuana con differente contenuto di cannabidiolo; in quello con alto-cannabidiolo la sostanza era presente per concentrazioni superiori allo 0,75%, in quello con basso-cannabidiolo non superava lo 0,14 %.

Complessivamente vi era comunque una quantità relativamente scarsa di cannabidiolo mentre il contenuto di delta9-tetraidrocannabinolo della cannabis non differiva significativamente tra la cannabis utilizzata. I soggetti sono stati sottoposti a test valutativi, sia mentre erano intossicati (quando fumavano) sia quando non erano più intossicati dalla marijuana da loro scelta. Risultati Secondo risultati dello studio, solo coloro i quali avevano fumato cannabis a basso contenuto di cannabidiolo mostravano, quando acutamente intossicati, una riduzione nella prova di memoria sia immediatamente ( P = .002) sia quando veniva proposta con un pò di ritardo ( P <.001). Al contrario i volontari che fumavano ceppi di cannabis con maggiore percentuale di cannabidiolo non mostravano alcun deficit acuto nel ripetere una poesia, un testo. (Era questa una prova semplice ma considerata sufficientemente buona per rilevare le prestazioni mnemoniche quotidiane). Le prestazioni di entrambi i gruppi non differivano quando non fumavano perchè, di fatto, non vi erano differenze preesistenti tra i gruppi ma relative alla qualità della cannabis fumata.

Considerazioni –
Premesso che attualmente il mercato offre prodotti della cannabis con concentrazioni di THC sempre più elevate e a variabile contenuto di cannabidiolo (da 0 al 40%) – considerato che una percentuale elevata di giovani usa cannabis – considerato che il mercato della cannabis è comunque illegale e non è possibile controllare, in forma di solo avviso e per ridurre il danno che ne può derivare, si può teoricamente dire che:
i consumatori dovrebbero fumare meglio ovvero preferire prodotti ove è presente il cannabidiolo i cui effetti benefici si esprimono nell’equilibrare l’azione del THC e non solo
.

g. montefrancesco

Fonte: Medscape Medical News **Celia J. A. Morgan, GrA?inne Schafer, Tom P. Freeman, and H. Valerie Curran, A Impact of cannabidiol on the acute memory and psychotomimetic effects of smoked cannabis: naturalistic study, British Journal of Psychiatry 2010 v. 197, p. 285-290.