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dott. Giuseppe Montefrancesco

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Donne fumatrici; respirano l’emancipazione ?

Nel 2011 il WHO pubblicava un articolo, on line, nel quale si metteva in relazione l’aumento del fumo di  tabacco con un più elevato livello di emancipazione femminile utilizzando il “Gender empowerment measure”; è questo uno strumento capace di misurare il grado di partecipazione, con successo, delle donne alla vita politica ed economica del proprio paese.

Nell’articolo si sosteneva che nei paesi in cui le donne avevano livelli di partecipazione più alta, queste fumassero di più. I dati venivano comunque messi in relazione con le politiche di marketing delle aziende produttrici di sigarette attraverso le quali si faceva passare il messaggio che il fumo è simbolo di emancipazione e che la consumatrice, con la sigaretta, è più desiderabile, affascinante e sicura di sè.

Studi più recenti, J. America Medical Association-2014, smentiscono questo trend. Hanno evidenziato che se il tabagismo è in aumento come valore assoluto per la crescita della popolazione mondiale, in realtà esso ha subito un decremento in percentuale dal 41% al 31% negli uomini e dal 11% al 6% nelle donne.
Una eccezione a questo andamento è costituito dall’aumento delle fumatrici tra le donne di alcuni paesi: Medio Oriente e Europa dell’Est con un ulteriore incremento in Arabia Saudita, negli Emirati Arabi e in Tunisia. Per contro si ha un decremento superiore alla media nei paesi dove le donne sono più integrate ai meccanismi di potere e godono di una maggiore parità economica: Norvegia, Danimarca, Canada e Islanda.

Possiamo forse ipotizzare che un aumento delle fumatrici si abbia in paesi dove le donne aspirano ad una maggiore emancipazione (senza peraltro, poterne godere a pieno titolo) e che questo fatto sia da mettere in relazione con la maggior vulnerabilità ai messaggi pubblicitari delle aziende produttrici di sigarette. Queste ultime cercano forse stimolano le condizioni che predispongono all’acquisto, è una specie di creazione di un mercato disponibile. Al contrario dove le donne sono più integrate nella vita economica e politica, sembra che esse si lascino meno suggestionare da tale pubblicità, oppure, in questi paesi, si lasciano persuadere da politiche e da campagne di dissuasione al fumo.

Conservare se stesse potrebbe essere, ancora un’altra volta un nuovo mercato, il mercato della naturalità e dell’igienismo consapevole? D’altra parte ci piace pensare in positivo: quando le donne hanno più potere politico ed economico sono meno vulnerabili alla proposta degli stereotipi prodotti dalle aziende di sigarette e prevale in loro la capacità di fare scelte più sane per il benessere psicofisico proprio e della comunità di cui fanno parte.

D’altra parte ci piace pensare esclusivamente in maniera critica: la libertà non sta mercato e nella logica del suo guadagno e dello sfruttamento.

S.C. Hitchman & G.T. Fong, Gender empowerment and female-to-male smoking prevalence ratios, Bulletin of the World Healt Oraganization. (published on line, 5 January 2011).

Marie Ng,PhD; et al. Smoking Prevalence and Cigarette Consumption in 187 Countries, 1980-2012. J. America Medical Association, 2014