L’utilità dell’ecstasy
L’ecstasy o MDMA, più precisamente 3,4 metilendiossi-metamfetamina, è una sostanza molto interessante dal punto di vista farmacologico.
L’MDMA è stata comunemente classificata come sostanza psichedelica “atipica” nella ricerca clinica in quanto condivide alcuni degli effetti psicoattivi delle sostanze psichedeliche tipiche o classiche, pur avendo un distinto meccanismo d’azione farmacologico.
Si potrebbe dire che è una droga ben costruita (una designer drug ben fatta).
Essa associa effetti allucinogeni ed amfetaminici; come dire che in conseguenza della sua struttura chimica (ovvero così come è stata costruita) assomiglia nei suoi effetti alla mescalina, per la parte allucinogena, e contemporaneamente ad una metamfetamina per gli effetti stimolanti. Opportune modificazioni, possono spostare gli effetti verso la parte allucinogena o al contrario quella amfetaminica.
L’ecstasy deve principalmente i suoi effetti alla capacità di aumentare in modo rilevante la serotonina nel sistema nervoso centrale ed assieme anche quella della dopamina, la molecola del piacere.
Tra l’altro permette anche il rilascio dell’ossitocina, il cosiddetto ormone dell’amore.
Tutte e 3 queste azioni fanno tanto e permettono di capire quello strano e potente effetto entattogeno dell’ecstasy ovvero l’aumento della socialità, dell’empatia, della simpatia verso gli altri, uno stato estatico e di quiete.
Gli studi clinici condotti con MDMA, quindi la sua utilità si sono concentrati principalmente sul trattamento:
– del disturbo da stress post-traumatico (PTSD),
– del disturbo da uso di alcol
– dei sintomi di ansia sociale nei pazienti con disturbo dello spettro autistico.
Comunque, come per altre sostanze psichedeliche, sono sopravvenute diverse questioni metodologiche che hanno reso difficile l’utilizzazione di queste sostanze (prove di sicurezza ed efficacia, carenze nella progettazione degli studi clinici) e nel mondo, le considerazioni rispetto all’utilizzo dell’MDMA sono molto differenti.
Alcuni Paesi hanno iniziato a regolamentare l’uso di sostanze psichedeliche per scopi medici e terapeutici al contrario di altri.
– In Australia, ad esempio, gli psichiatri possono prescrivere l’MDMA per lo stress post traumatico dal luglio 2023.
– Negli Stati Uniti, nell’agosto 2024, la Food and Drug Administration (FDA) ha invece rifiutato di approvare l’uso della terapia assistita da MDMA nel trattamento del disturbo post traumatico. Un problema sollevato dalla FDA riguarda la psicoterapia utilizzata insieme all’MDMA ovvero la difficoltà di distinguere l’interazione tra la sostanza stessa e la terapia associata e il grado in cui ciascuna di queste componenti possa influenzare i risultati.
– In Europa, nella Repubblica Ceca, il Drug Action Plan 2023-2025 ha stanziato finanziamenti per la ricerca con sostanze psichedeliche nel trattamento delle dipendenze (Office of the Government of the Czech Republic, 2023 ).
– In Olanda, nel maggio 2024, la Commissione statale olandese sull’MDMA ha pubblicato un rapporto che raccomandava, “il prima possibile”, l’implementazione della terapia assistita da MDMA per il trattamento dello stress post-traumatico.
– Sempre in Europa, all’inizio del 2024, il programma Horizon Europe ha assegnato 6,5 milioni di euro per la ricerca sulla terapia psichedelica in disturbi mentali resistenti al trattamento nelle cure palliative.
Complessivamente, in quest’area permangono una serie di sfide metodologiche e pratiche, che probabilmente influenzeranno qualsiasi futura applicazione per una terapia con psichedelici, con MDMA o altre sostanze.
g. montefrancesco
Fonte
– www.insostanza.it
– EUDA (European Union Drugs Agency); Home Publications EU Drug Market – MDMA- Introduction