Le storie

dott. Giuseppe Montefrancesco

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Astinenza morfinica.

X…., distinto avvocato, reso morfinomane all’età di 28 anni dalla cure di coliche epatiche fatta mediante iniezioni sottocutanee di  cloridrato di morfina e giunto in due soli anni ad iniettarsi giornalmente 23 centigrammi di questo sale, ritornava pe mare da Genova a Marsiglia, allorché, essendo il tempo procelloso, gli venne a perdere tuttala sua provvista di morfina. Invano ne chiese al medico di bordo; dopo aver per parecchie ore resistito al crescente bisogno che lo tormentava, commise, per procurarsene, un furto con iscasso nella farmacia del piroscafo. Non venne molestato e, sia che volesse attenuare la gravità dell’azione commessa o che si illudesse circa il potere della sua volontà, il fatto sì è che egli asseriva di non aver creduto che di fare una monellata priva di importanza, tanto più che avrebbe potuto resistere alla tentazione ove avesse giudicato la cosa altrimenti. Non mi farò qui a seguire Marandon de Montyel nelle considerazioni filosofiche colle quali egli accompagnava la narrazione di questo fatto, né a discutere con le opinioni di Kant, di Richet e di Vacherot; soltanto sarei disposto a credere come che, lungi dal fare una monellata, X…abbia dovuto soccombere ad un impulso potente nato dall’imperioso bisogno di un eccitante, di cui da dieci anni sentiva giornalmente il bisogno e che ben forte doveva essere questo impulso da far si che “un distinto avvocato, alla testa di una grande situazione, uomo di mondo compitissimo,” si lasciasse trasportare da un delitto, il quale se in fondo non ha nulla di grave, ciononostante è severamente punito dalla legge, ed al quale il capitano di piroscafo meno intelligente o più cattivo, avrebbe potuto dare l’importanza di un affare di Stato. Aggiungo qui che il medico di bordo merita forse qualche biasimo, poiché se X…lo ha realmente informato della sua condizione di morfinomane, egli col ricusargli un’iniezione di morfina senza essere in grado di intraprendere una cura metodica ed accettata dall’ammalato, venne a peccare o d’ignoranza o di inumanità.

“I morfinomani”, dott. Ernesto Chambard
traduzione del dott. Giovannelli Giovanni 1894 – Torino