Gli editoriali

a cura del prof. Montefrancesco

La legalizzazione della marijuana

Le cronache di questi ultimi giorni del 2013 ripropongono il dibattito sulla legalizzazione del consumo della marijuana per scopi terapeutici o ricreativi.
Il Fatto Quotidiano on line manda un video che illustra i problemi in Olanda dove da circa trenta anni è consentito il consumo nei coffe-shop ma ne è vietata la produzione e quindi è illegale l’approvvigionamento capace di far fronte alla domanda. Ampio spazio viene dato ancora alla notizia che dal 10 dicembre 2013, il consumo la produzione e la vendita di marijuana è stato regolamentato in Uruguay ( Il Venerdì di Repubblica, 27 dicembre 2013), e sul fatto che sarà legalizzata anche in Colorado dal  gennaio 2014 ( La Repubblica 30/12/2013). In Italia si sta ancora dibattendo sull’ipotesi di un referendum relativo alla legalizzazione della marijuana.
Noi pensiamo che il terreno del dibattito vada sgombrato da alcuni equivoci.
Innanzitutto la legalizzazione della marijuana non è sinonimo di liberalizzazione. Certo depenalizzare il consumo di marijuana, o dell’hashish, permetterebbe di ridurre le detenzioni carcerarie per un reato minore. Una legge non proibizionista ridurrebbe i costi per la repressione del crimine, e aumenterebbe le entrate dello Stato con apposite tassazioni al consumo, ma il grande obiettivo resterebbe quello di ridurre lo spaccio illegale che alimenta gli enormi guadagni della criminalità organizzata. Legalizzare vuol dire individuare un insieme di regole per la produzione, la vendita e il consumo di una sostanza che è, e resta, una sostanza in grado di determinare una alterazione dello stato mentale e di molte funzioni dell’organismo. Della possibilità di indurre dipendenza si dibatte da moltissimi anni e ad una certezza non si è ancora giunti, proprio perché mancano chiare evidenze di ciò. Al contrario sia per lalcol che per il tabacco e attualmente per il gioco d’azzardo, vi sono intere biblioteche che affermano e dimostrano la grande capacità di sviluppare uno stato di patologica dipendenza . E’ vero altresì che non tutti coloro i quali si avvicinano alle droghe ne diventano dipendenti; anzi solo una piccola parte. Ma questo è un altro discorso e riguarda complessivamente l’individuo di fronte al consumo.
L’obiettivo degli studi, per le sostanze legali prima dette e per il gioco d’azzardo, è invece quello di cercare un trattamento in grado di curare o risolvere il paziente dallo stato di grave dipendenza che inducono. La scienza non dibatte per questo motivo nei confronti della marijuana. La ricerca (ed anche gli interessi economici della stessa) è preoccupata di scoprire le sue reali virtù mediche ed è molto impegnata per questo perché nella cannabis vi sono più di 60 tipi differenti di cannabinoidi e comprendere come gestire una sola piccola parte di questi o il tutto è veramente difficile. Ad onor del vero devo aggiungere che attualmente i prodotti della cannabis sono divenuti un pò più pericolosi. E questo sta nel fatto che il mercato produce marijuana con un contenuto di THC (è questo il principio attivo che procura gli effetti piacevoli ricercati) eccessivamente elevato. Allora si possono avere gravi effetti collaterali (primo fra tutti un quadro psicotico) o si può dare avvio ad un processo di dipendenza se il fumatore è incallito e fuma tanto. Quindi anche la marijuana non è immune da rischi e questo va considerato.
Ma il problema, secondo me, è un altro. Ritornando sui possibili scenari che una legalizzazione troppo ampia potrebbe aprire c’è un interessante articolo a proposito della produzione dell’uso e del consumo del kat nello Yemen. Qui decresce la produzione di prodotti agricoli, ormai in massima parte di importazione e quindi più cari, perchè è più redditizia la coltivazione del kat; qui diminuisce la produttività lavorativa perché, nel pomeriggio, le persone smettono di lavorare per dedicarsi al ‘rito’ della masticazione del kat; qui aumentano le malattie tumorali per l’uso di pesticidi nel kat; qui diminuiscono le risorse idriche per innaffiare il kat, e qui, nello Yemen, un terzo del reddito pro capite se ne va per acquistare il kat ( Il Venerdì, 27 dicembre 2013). Possiamo forse pensare che una ampia legalizzazione, per il gran consumo e quindi esigenze di consumo di massa, finirebbe per desertificare il nostro Paese come lo Yemen ? Io credo di no, ma una mia amica è preoccupata di non vedere più le distese di terra coltivata a carciofi (sic!)
Conclusivamente: la cannabis solleva sempre tantissimi problemi molti dei quali la legalizzazione potrebbe risolvere, come prima detto. La sostanza stessa è di per sè ricchissima di profili di interesse, dai suoi effetti al meccanismo di azione, dal possibile impiego in svariate patologie alla sua parentela con la marijuana del nostro organismo. Noi esseri umani, nel nostro cervello e anche fuori da questo, abbiamo 5 differenti tipi di “marijuana” in barba a qualsiasi legge proibizionista.
Io sottoscritto credo che il grande problema della cannabis è che questa introduce il tema del grado di consapevolezza e di maturità di una società. Una società capace di ragionare di libertà, di libera scelta ed anche di severità quando è il caso.
E per chiudere tutto in breve, per me, la nostra società, la nostra odierna cultura è ancora stupidamente bambina.
dott. giuseppe montefrancesco