Gli editoriali

a cura del prof. Montefrancesco

Sexting

Quando si pensa alla condivisione in rete di nudi o prestazioni sessuali, anche contro il consenso delle persone coinvolte, non ci si interroga mai abbastanza, su cosa c’è all’inizio.
Come comincia? Come si forma e si arriva al prodotto finito capace poi di scatenare tanto dolore e tanta vergogna? I casi sono molteplici. A volte chi si spoglia è un ragazzo sfidato da un gruppo al quale vuole appartenere. Se non si spoglia, non si fotografa e non pubblica è uno sfigato, ma il più delle volte chi si spoglia e si lascia fotografare o filmare è una lei. C’è quel momento iniziale in cui una persona si spoglia e si offre all’obiettivo. Prima ancora dell’atto di fede su cui si basa la fiducia che recita: tu non mi farai mai male per questo. E tu si riferisce a chi guarda dall’obiettivo e filma, prima ancora di tutto questo c’è una proposta verbale che è una sfida.
Il gioco erotico è un azzardo: ti fidi di me? Si, mi fido di te, non mi farai mai male per questo.
Poi può esserci il piacere di lasciarsi guardare. Lasciarsi guardare può essere più eccitante che lasciarsi toccare e l’eccitazione mette in moto le movenze più appropriate alla situazione e si arriva a quel punto dove pornografia e erotismo si fondono. L’immaginario erotico si fa realtà e già questo è il massimo del pericolo e della trasgressione. Chi guarda e chi si lascia guardare, vivono entrambi un momento di abbandono dove si confonde chi conduce il gioco. A volte è chi guarda dicendo fai questo o fai quello, a volte è chi si lascia guardare, suscitando lo stupore dell’osservatore, superandolo in fantasia ed erotismo, lasciandolo attonito. Ecco tutto questo deve richiedere fiducia, una fiducia che rasenta la fede: tu non mi farai mai del male per questo. Ma si può avere fiducia dell’azzardo ? In sè il fenomeno è pericolosamente inaffidabile se pure molto eccitante. Lo sono tutte le condizioni di azzardo dove la ricerca di sensazioni spinte hanno il connotato fondamentale di procurare piacere ed assieme di non tener conto delle possibili conseguenze. La’azzardo in realtà, nella sua forma adulta e “sana”, è quello che abbiamo sperimentato da bambini come necessaria ricerca dell’ignoto: il gioco, le pericolosità, le esperienze di nascosto, il buio e forse anche il peccato in qualche sua forma. Ma tutto ciò è appunto buona esperienza che di norma lascia per gli anni successivi quel legittimo piacere del nuovo, del diverso ed anche del cambiamento. Quando l’azzardo diviene altro allora scatena potentemente il sistema della gratificazione, condiziona i processi motivazionali e quindi costringe le scelte. Non ultimo innesca uno stato di tolleranza (farlo sempre di più) ed anche di astinenza, con la necessità di ripetere il gesto per evitare le spiacevolezze della mancanza. (Il corsivo è per distinguere le brevi considerazioni del dott. montefrancesco, per il concetto di azzardo, da quelle dello scrivente originariamente l’editoriale).
Poi l’innamoramento viene meno e a seconda del rancore che si lascia dietro come la bava di un lumacone, provoca la reazione. E’ un atto vero e proprio di violenza pubblicare e far uscire da quella sfera privata quel gioco erotico. Ti distruggerà. Per odio o per disprezzo. Ed ecco che quel delicato equilibrio tra immaginario e reale, che la sfera intima dei due custodiva come un segreto condiviso, si infrange perchè non gli appartiene la sfera pubblica. Non è più immaginario e reale, abbracciati insieme, ma è solo reale. Nudità nuda e cruda esposta al dileggio altrui, di sconosciuti. Un vero e proprio omicidio e si uccide tutto tranne il corpo. Si uccide la mente, l’identità, il desiderio, la persona intera è ridotta a mera cosa. Mero corpo nudo. E’ la morte dell’eros e il sopravvivere della sola pornografia. Allora? Che fare per evitare tutto questo? Non fidarsi, non commettere quell’atto di fede in nome di un amore che sarà comunque un’esperienza transitoria? Penso che questo reato di pubblicare le intimità in rete senza il consenso della persona coinvolta dovrebbe essere punito molto duramente, perchè equiparabile a un omicidio perchè la ferita nella psiche può essere mortale e non lasciare alla vittima altra scelta che il suicidio.