Gli editoriali

a cura del prof. Montefrancesco

Siti pornografici

Il neuropsichiatra Dr Valerie Voon della Cambridge Università ha recentemente dimostrato che gli uomini che si descrivono come dipendenti dalla pornografia sviluppano cambiamenti nella stessa area del cervello – il centro della ricompensa – dei tossicodipendenti .

C’è relazione tra i cambiamenti nei comportamenti sessuali e il fatto che le nuove tecnologie permettono un accesso ai siti pornografici così esorbitante da provocare, in alcuni soggetti, non in tutti, una forma di addiction che si comporta, stando alla scansione cerebrale, come l’addiction da sostanze?

Il nostro sistema di ricompensa funziona in stretto rapporto con i meccanismi complessi della memoria strategica, o apprendimento, per raggiungere la ricompensa.

Semplificherò ipotizzando che ci siano due fasi della memoria. La prima fase è quella quando si sperimenta un piacere estremamente appagante. Su questa si innesta, per tentativi ed errori, una memoria strategica con lo scopo di ottenere di nuovo quel piacere. Con una funzione di approvvigionamento.

Provare piacere è una delle condizioni dell’essere, come anche la noia, le frustrazioni o altri stati d’animo.

Le persone affette da addiction e quindi anche quelle affette da abuso di pornografia in internet, provano piacere nel guardare le immagini porno, ma contemporaneamente provano sensi di colpa e vorrebbero che tutto non fosse così, vorrebbero non avere la compulsione, ovvero il bisogno non procrastinabile di ricorrere al solito stratagemma per ottenere il piacere.

In altra sede abbiamo discusso di come nell’addiction la volontà sia indebolita e incapace di rispondere di fronte a queste problematiche: “non si può smettere di volere e di dover godere”. Questo senso del dovere, dettato da necessità a causa di meccanismi neuro-psicofisiologici, annulla la volontà e quindi la libertà di scelta ma anche il potere di esercitare il controllo sulle nostre azioni al punto da diminuire la qualità di vita intaccando le nostre relazione ma anche il nostro ideale di pensarci individui liberi. Il compulsivo anche se si giustifica dicendo che è libero di rovinarsi la vita come gli pare, sa perfettamente che in realtà non è libero affatto.

Il sesso come il cibo è una delle ricompense “naturali” di cui disponiamo e come tutti i piaceri umani è fortemente mediata dalla cultura.

Sesso e amore non sono la stessa cosa e il loro uso e consumo sono sempre stati soggetti a leggi e dettami culturali che si sono trasformati nel tempo.

Le nuove tecnologie stanno modificando anche questi aspetti della nostra vita? Consumare sesso on-line fino a tarda età non significa invecchiare meglio, così come cominciare in età precoce non significa crescere meglio.

Quello che è importante tener presente a mio parere sono due fenomeni, da un lato il calo del desiderio verso i partner in carne ed ossa e dall’altro la modificazione dei gusti sessuali; sparisce il corteggiamento, e ci si spinge a pratiche estreme come conseguenza della tolleranza indotta dall’abuso.

La libertà sessuale è diventata un obiettivo fine a se stesso e dagli anni ottanta è stata sopravvalutata. In quegli anni attraverso la propaganda dei media è diventata una sorta di imperativo di massa. Sui media e nella pubblicità si diffondevano messaggi ammiccanti usando i corpi delle donne, associati a prodotti da commercializzare, e non c’era spettacolo di intrattenimento che non prevedesse donnine in vesti sempre più succinte per fare audience. In realtà una forma di intrattenimento a misura del desiderio maschile. Poi per par condicio estesa ai corpi maschili da mostrare come oggetti per suscitare emozioni nelle donne, come se l’effetto nudo fosse speculare e non semplicemente differente. Le donne scatenate alla festa dell’otto marzo in locali dove girano giovani camerieri vestiti solo di piccoli grembiuli, più che a una liberazione femminile fanno pensare a una forma di silente colonizzazione con assoggettamento al modello dominante maschile fatto proprio nella maniera più acritica. Scenari ben tristi se si pensa che queste donne hanno barattato l’antica sapienza sulle cose d’amore con la più semplice e sbrigativa “pratica sessuale” come forma di obbedienza all’imperativo: devi godere altrimenti sei uno/a sfigato/a.

L’era del web fornisce mille scorciatoie spazio temporali per obbedire a questo imperativo con il raggiungimento del godimento sessuale in modo rapido, comodo e nel più assoluto silenzio e dove l’imperativo culturale non fa che rafforzare il ‘dover godere’ dell’addiction. Un silenzio che viene ora interrogato soprattutto da donne studiose del mondo accademico.

Se noi immaginiamo il piacere come una meta che sempre si può avere in mente, lo scopo supremo da raggiungere, a me viene in mente una poesia: Itaca di Costantinos Kavafis.

Quando ti metterai in viaggio per Itaca devi augurarti che la strada sia lunga….

e se (all’arrivo) la trovi povera non per questo Itaca ti avrà deluso… Itaca ti ha dato il bel viaggio…

Quello che voglio dire è che la libertà si gioca sui percorsi della memoria per l’approvvigionamento. Trasformare questi percorsi, recuperando il rapporto con l’altro, con lo spazio e con il tempo, nel viaggio, con momenti esaltanti e terribili, prima del raggiungimento della meta; e se questa ci delude, come può accadere a chi non sopravvaluti l’atto sessuale, avremo avuto comunque un viaggio indimenticabile e che come dice il Poeta devi augurarti che sia lungo. Il viaggio che la porno addiction non consente.

Carla Caterina Rocchi, filosofa

Carla Caterina Rocchi, filosofa