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dott. Giuseppe Montefrancesco

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La cannabis può influenzare l’insorgere e il decorso di uno stato di schizofrenia?

Come è noto, la cannabis  è tra le sostanze illecite più usate al mondo.
Se pure il rischio di decessi legati alla sua tossicità può dirsi trascurabile, fatto salve le circostanze in cui non determini gravi eventi traumatici, la sostanza non è completamente innocua come poi accade per tutte le sostanze sia d’abuso che medicamenti.
Inoltre, da molto tempo oramai, la concentrazione di THC (il componente psicoattivo) nella cannabis è aumentata significativamente, in alcuni casi superando il 20%.

In sostanza, la cannabis è una droga eterogenea; contiene molti principi attivi (i soli cannabinoidi sono più di 60) e soprattutto, attualmente, è “sbilanciato” il rapporto tra il THC gli altri componenti, ad esempio il cannabidiolo (CBD). Secondo molti studi è questa la ragione della frequente associazione tra uso di marijuana e psicosi, con aumentato rischio di ricaduta ed un esito peggiore della malattia.

In sostanza, l’azione del THC non viene “controllata” dal cannabidiolo (CBD) che ha al contrario attività antipsicotica e non appare “intossicare” la persona che ne fa uso specifico.
L’esposizione per lungo tempo alla cannabis può complessivamente determinare disturbi psichiatrici, come, appunto, psicosi, ansia, paranoia, disturbi dell’umore (depressione o manie); notevole preoccupazione suscita l’eventuale espressione di questi disturbi in pazienti con tali preesistenti condizioni.
Secondo alcune teorie la cannabis esogena, eccessivamente ricca di THC è in grado di disregolare il sistema endogeno degli endocannabinoidi che danneggerebbe il funzionamento anche degli altri neurotrasmettitori. In questo modo “l’ipotesi cannabinoide” potrebbe essere integrata con altre ipotesi neurobiologiche alla base della schizofrenia (es. quelle coinvolgenti dopamina e glutammato).

Una ultima ricerca è stata condotta, attraverso l’analisi delle cartelle cliniche, su centosessanta pazienti svedesi (160) con dati sull’uso di cannabis nell’adolescenza e successiva incidenza di schizofrenia.
I pazienti con una storia di cannabis (n = 32), rispetto a quelli senza (n = 128), avevano:
– un’età di insorgenza della malattia più precoce
– un numero maggiore di ricoveri ospedalieri
– un numero totale di giorni di degenza maggiore.

I risultati indicano che la complessiva espressione medica della schizofrenia è più grave negli individui che abbiano usato cannabis durante l’adolescenza.
La ridotta percezione di rischio soprattutto tra i giovanissimi indica la necessità di interventi per mitigare il consumo problematico di cannabis.
I danni della cannabis possono essere maggiori nell’adolescenza a causa degli effetti sullo sviluppo psicologico e cerebrale.

g.montefrancesco

Peter Allebeck  et al. Does a history of cannabis use influence onset and course of schizophrenia?
Acta Psychiatrica Scandinavica 2023,DOI: 10.1111/acps.13562