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dott. Giuseppe Montefrancesco

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Dott. Giuseppe Montefrancesco

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Le droghe in taxi

Vi sono differenti ragioni per cui una droga o un farmaco determinino effetti di varia durata temporale.
Intanto è ovvio considerare la variabilità individuale che influenza la cinetica (l’andamento) della sostanza nell’organismo del singolo.
Vale la pena a questo proposito di ricordare che secondo la saggezza clinica “non esiste la malattia o il suo trattamento, prima di tutto esiste l’ammalato, ovvero la singolarità della persona che risponde ad entrambi secondo la propria ed esclusiva individualità”.
Quindi la struttura chimica della sostanza, l’assorbimento, la presenza e l’interazione con altre sostanze, il complessivo metabolismo, il possibile riassorbimento, l’eliminazione, il dosaggio, la cinetica nel proprio sito d’azione, ed altre ragioni ancora, possono modificare l’espressione dell’azione di un qualunque “farmaco”, in altre parole i suoi effetti.

Uno studio pubblicato nel 2023 dalla rivista PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences) dimostra che ad es. la durata degli effetti degli psicostimolanti (stimolanti) dipende da quanto rimangono “attaccati” al loro specifico trasportatore.
Come dire che il passaggio dal neurone presinaptico a quello postsinaptico, attraverso lo spazio intersinaptico, avviene perché semplicemente un “taxi” a favore della sostanza conduce questa a destinazione dove essa agisce; poi seguono gli effetti.
Si potrebbe dire, scusandomi ancora per l’eccessiva semplificazione, che gli effetti si avvertono per un tempo differentemente lungo in dipendenza dal tempo trascorso nel “taxi”.
Molte sostanze d’abuso agiscono proprio bloccando il ”taxi” che non riporta indietro il passeggero (la droga), per cui questa rimane disponibile ad agire per lungo a tempo e a concentrazioni elevate.

Gli psicostimolanti che interagiscono con il trasportatore della dopamina (DAT) possono essere usati illecitamente (ad es. cocaina) o per il trattamento di specifici disturbi neuropsichiatrici, ad es. il metilfenidato nell’ADHD (Deficit dell’Attenzione e Iperattività) o gli antidepressivi nella depressione.
Tutti gli psicostimolanti danno anche effetti collaterali gravi e persistenti ed, in sostanza, la ricerca ha permesso di osservare, in vitro e in vivo nei topi, che gli psicostimolanti devono il decorso temporale dei loro effetti alla differente lenta dissociazione (distacco) dal loro trasportatore DAT, il loro “taxi”.
A pagare purtroppo, nel caso delle droghe, è l’individuo.

g. montefrancesco

Fonte
Marco Niello et al., Persistent binding at dopamine transporters determines sustained psychostimulant effects, PNAS, February 2, 2023
https://doi.org/10.1073/pnas.2114204120