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dott. Giuseppe Montefrancesco

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Amiamo il corpo per quello che mettiamo dentro.

Il corpo esprime le nostre differenze: attraverso i gesti e le espressioni del viso; con il movimento degli arti noi interagiamo nel mondo. Tramite la corporeità esprimiamo chi siamo e come abitiamo lo spazio.
Il nostro corpo, con il quale entriamo in relazione, non lo amiamo per quello che è, per le sue qualità intrinseche, ma per quello che rappresenta, per ciò che vi mettiamo di noi stessi. In psicologia le rappresentazioni percettive, affettive, cognitive dell’esperienza corporea sono state racchiuse all’interno di due concetti fondamentali: schema corporeo (body schema) e immagine corporea (body image). Con il primo termine si indicano tutte le rappresentazioni di tipo percettivo, con il secondo quelle di tipo affettivo-cognitivo.

Noi siamo interessati a quest’ultimo concetto. Per immagine corporea, quindi, non s’intende solamente il corpo cosi come lo vediamo quando siamo davanti allo specchio, ma come lo sentiamo e come esso si modifica mentalmente, anche in assenza di cambiamenti fisici visibili. Cosi intesa, l’immagine corporea include l’esperienza personale del proprio corpo, distinguendola dallo schema corporeo, struttura di riferimento dei dati sensoriali, che fa capo ad un dispositivo anatomo-fisiologico. Secondo Schilder l’immagine corporea è la rappresentazione mentale che un individuo ha del suo corpo. Questa immagine è tridimensionale e viene costruita a livello celebrale sulla base delle continue sensazioni tattili, uditive, visive, cinestesiche che provengono dal corpo. La nostra immagine corporea non A? statica, anzi essa si modifica nel tempo, evolvendo e ristrutturandosi ogni volta in relazione sia allo sviluppo, sia alle esperienze personali e sociali che facciamo. Le tematiche relative al problematico rapporto con il corpo e il rifiuto del proprio aspetto sono componenti importanti sia dei disturbi del comportamento alimentare che dell’obesità.

Molte persone sono afflitte dalla preoccupazione per il proprio aspetto, cercano una forma fisica “da prima pagina” e lo sport e le diete estreme possono diventare, per taluni, ossessivi mezzi per raggiungere il fisico desiderato.
Gli studiosi dei disturbi dell’alimentazione hanno suggerito che essi sono il risultato di una immagine corporea negativa, che comporta una intensa preoccupazione per l’essere grassi e il ricorrere a comportamenti estremi per controllare il peso. Solitamente i pazienti che soffrono di disturbi alimentari riportano insoddisfazione verso determinate caratteristiche fisiche, come il peso, la forma del corpo o di alcune parti di esso. Thompson (1992) definì il “disturbo dell’immagine corporea come uno stato persistente di insoddisfazione, preoccupazione e disagio correlato ad un aspetto dell’apparenza. Un certo grado di malfunzionamento nelle relazioni sociali, nelle attività sociali o nel funzionamento lavorativo deve essere presente?”.

Un’immagine corporea negativa può essere associata alla dispercezione di alcune parti corporee e di determinate caratteristiche vissute come molto più grandi di quello che in realtà sono. Solitamente le persone anoressiche si sentono grasse e temono di apparire tali. Infatti esse sovrastimano la propria taglia corporea, soprattutto in conseguenza a stati emozioni negativi. Le situazioni di interazione sociale possono rappresentare una condizione molto difficile da affrontare per chi soffre di una rappresentazione corporea negativa. Il soggetto immaginerà di essere osservato dagli altri a causa del suo aspetto, provando sentimenti depressivi, ansiosi, di vergogna e di inadeguatezza. La risoluzione che spesso le persone trovano per non sottoporsi al giudizio altrui e di se stessi è quello del ritiro sociale che a sua volta comporta ulteriori sentimenti negativi verso se stessi. Un esercizio che si fa spesso con i pazienti affetti da disturbi alimentare è quello di far disegnare loro le proprie forme del corpo su un pannello a grandezza umana.
Sovrapponendo il disegno della propria figura con l’immagine della stessa rimandata dallo specchio si noterà che le persone avranno sovrastimato i confini del proprio corpo. Per comprendere cosa sia l’immagine corporea e come essa non corrisponda alle mere forme fisiche vi invito a prendere uno spago e a fare un cerchio che corrisponda al vostro giro vita immaginato. Dopo aver segnato il punto, passatevi lo spago intorno alla vita indicando la vostra vera circonferenza. Scoprirete che vi è una discrepanza, più o meno forte, tra il giro vita immaginato e quello reale.

Dott.ssa Cinzia Di Cosmo Fonti Schilder P. (1950): The image and appearance of the human body.

International Universities Press, New York. Taylor M.J., Cooper P.J. (1992). Experimental study of the effect of mood on body size perceprion, Behaviour Research and Therapy, 30, 53-58.