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dott. Giuseppe Montefrancesco

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Effetti esilaranti dell’oppio – 1841

Il Sig. J.B.G.Barbier nel suo libro “Materia Medica” pubblicato nel 1841, descrive gli effetti esilaranti dell’oppio.

E’ una cosa sorprendente nella storia dell’uomo la passione ch’egli ha, in tutti i luoghi ed in tutti i tempi, per le cose che possono fargli provare nuove sensazioni: egli conferisce pure a turbare la sua ragione, questo dono della Divinità, con l’uso di sostanza disgustose, ed anche nocive, per ottenere delle illusioni di felicità, de’ sogni piacevoli.
Ognuno sa che gli orientali prendono dell’oppio per procurarsi un’estasi deliziosa.
Si legge sempre con stupore ciò che i viaggiatori raccontano in proposito. Che si ricerchi l’effetto de’ liquori vinosi e alcoolici: basta ricordarsi che queste bevande ci rendono più vivaci, moltiplicano le nostre sensazioni, e danno loro più vivacità, per concepire che essi devono avere molto attrattive per noi.
Ma che si provi piacere a servirsi dell’oppio: ecco un fatto che sarebbe sorprendente se non sapessimo che questa sostanza agisce fortemente sugli effetti cerebrali che determina un accumulamento di sangue nella polpa midollare che li forma, che si effettuano in questi organi dei movimenti singolari che danno luogo ad una moltitudine di percezioni; mentre da ciò interviene da ciò proviene il piacere che intere popolazioni trovano nell’impiego dell’oppio.
Mentre per il sangue che si porta alla testa, il turco ed il persiano diventano gajosi, si sentono aumentarsi le forze, provano desideri venerei,ed è in questo medesimo tempo che divengono molto irascibili. Questo tempo di agitazione è passeggero: e se una congestione sanguigna si crea nel cervello questa induce una specie di torpore.
Il turco o il persiano sottomesso all’azione dell’oppio resta immobile; ma le sensazioni le più dolci dei sogni voluttuosi , delle visioni deliziosi vengono ad incantarlo.
Allora che tutti gli atti della vita esteriore sono annientati, allora che si porrebbe in dubbio la sua esistenza, egli gode di una felicità inesprimibile.
E’ singolare che delle condizioni patologiche dell’apparecchio encefalico, abbiano dato dei somiglianti prodotti.
Si sono vedute persone le quali cadute in sincope, altre che avevano un’ affezione comatosa, piangere amaramente perché si erano levate da quello stato, che provocava loro una ineffabile felicità accompagnata da inesprimibili godimenti. Su di noi l’azione dell’oppio non produce niente di piacevole: coloro che per studiare gli effetti fisiologici di questa sostanza si sono sottoposti al suo potere ( io pure sono di questo numero), non hanno sentito che un oppressione morale, una nullità fisica, una stupidità generale, una noncuranza, quindi in vertigini, delle nausee , dei vomiti, il bisogno di dormire : niente hanno approvato, che li potesse risarcire di quanto hanno il cattivo questi sintomi.

La terapeutica solo offre delle occasione in cui l’oppio da luogo ad uno stato di felicità; ed è quando serve a combattere una veglia molesta, un malessere che duri da qualche tempo, un dolore permanente, quando fa cessare una tosse penosa, un’oppressione, quando allontana dei pensieri, delle crudeli inquitezze.
Allora un poco di oppio fa passare il malato in una situazione deliziosa; egli era agitato diventa tranquillo, i suoi dolori sono cessati egli è felice ed esprime la sua felicità con la maggiore energia. Ancora in questo caso l’oppio ha sembrato ad alcuni pratici, e sopratutto a Sydenham, che oprasse come un potente cordiale, perchè ristorava le forze, moderando un turbamento nervoso che lo snervava; ma questi non appartengono all’azione fisiologica dell’oppio; è necessaria una condizione patologica per indurli; questi effetti si riferiscono agli effetti terapeutici.
Se a dosi moderate offre l’oppio un soccorso farmacologico d’alta importanza. A dosi troppo forti questa sostanza diventa troppo pericolosa.