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dott. Giuseppe Montefrancesco

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Affrontare lo stigma che circonda la dipendenza

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Affrontare lo stigma che circonda la dipendenza   22 aprile 2020 – NIDA

(ndr) La dott/ssa Nora D. Volkow, psichiatra e scienziata, è direttrice negli USA del National Institute on Drug Abuse (NIDA), istituzione che supporta moltissime ricerche relative ai vari aspetti delle dipendenze patologiche.

L’impegno da lei profuso nella ricerca ha certamente l’obiettivo di dare evidenze scientifiche a quanto accade nell’abuso di droghe ma, soprattutto, è quello di diffondere la nozione che la malattia non esprime colpe assolute da parte dell’individuo.
Le preoccupazioni della dott/ssa Volkow derivano dal fatto che, negli Stati Uniti, il servizio sanitario, malgrado la possibilità di utilizzo di strumenti opportuni ed efficaci, ha sino ad oggi espresso forti resistenze a trattare questi pazienti. Complessivamente non vi sono ancora le
condizioni di una Sanità per tutti, sia per conseguenza di un diffuso moralismo o per calcoli finanziari-assicurativi che escludono chi non può pagare. (ndr)

“Le persone con dipendenza continuano ad essere incolpate per la loro malattia”- afferma nel suo editoriale- e questa colpa si traduce nel fatto che molti pazienti non vengono curati; addirittura molti di questi non cercano neanche più di essere curati.”
Tra le cause che determinano questa situazione, la dott/ssa Volkow riporta lo stigma che circonda la condizione della tossicodipendenza.

“Anche se la medicina da molto tempo ha raggiunto consenso sul fatto che la dipendenza è un disturbo cerebrale complesso, l’opinione pubblica e persino molti nella sanità e nel sistema giudiziario continuano a vederlo come risultato di debolezza morale e di un carattere imperfetto. In sostanza il giudizio deriva da violazioni delle norme sociali.

Le persone che mostrano segni di intossicazione acuta o con sintomi di astinenza a volte vengono respinte dai Pronto Soccorso. Il personale teme il loro comportamento o presume che stiano solo cercando sostanze per alterare il loro stato (e non quietare ndr). Le persone con dipendenza interiorizzano questo stigma, provano vergogna e di conseguenza rifiutano di cercare un trattamento.
L’umiliante rifiuto agisce come una potente punizione sociale, spingendo a continuare e forse a intensificare l’assunzione di droghe, contribuendo solo ad un circolo vizioso che consolida la loro malattia. Trattare i pazienti con dignità e compassione è il primo doveroso passo.”

(ndr) C’è sempre una parte di responsabilità personale nelle nostre scelte, e forse nel nostro destino, ma oramai è noto che la tossicodipendenza deriva da forti elementi di natura psico-sociale. La società è quindi parte rilevante di questo fenomeno e deve considerare di attribuirsi le “colpe” dei precondizionamenti culturali che favoriscono la conseguente espressione di questa gravissima malattia. Nel nostro Paese questo non accade o almeno non con aspetti tali da impedire o rendere difficoltoso il trattamento. Anzi, la “presa in carico” del paziente è stata agevolata dal concetto di riduzione del danno che tante vite ha salvato. Così non è negli USA.

Il paziente con dipendenza da sostanze o comportamenti patologici, in Italia, assunto e definito come tale, si avvale delle numerose offerte di trattamento. Ciò è rivolto anche nei confronti di altri individui afflitti da disturbi che potrebbero essere etichettati con particolare stigma…i disturbi mentali, ad esempio.

Dietro il concetto morale che può circondare certe malattie o altre condizioni, non escluse quella sociale o di genere, di “razza” di scelta sessuale etc,  non vi è solo la difficoltà di offrire cure ma sottende al desiderio di una contenzione fisica…i pazzi legati, gli ebrei rinchiusi, le donne, i diversi…(ndr)

Alleviare lo stigma non è facile. E’ assolutamente interessante notare che la buona volontà della dott/ssa Volkow è giunta al punto da redigere e stampare un decalogo del giusto linguaggio ovvero come eliminare taluni termini e al posto usarne di migliori, non stigmatizzanti.
In particolare l’invito pare rivolto soprattutto agli operatori sanitari, i primi con cui i pazienti vengono a contatto.
Words Matter – Terms to Use and Avoid When Talking About Addiction.
Potenza del linguaggio che intermedia “l’anima”e le sue ambiguità.


Cos’è lo stigma?
Lo stigma può essere definito come un’etichetta (una sorta di cartellino morale o segnaletica di pericolosità) cui si associa un stereotipo che suscita risposte negative.
Lo stigma tipico correlato ai pazienti con dipendenza, si traduce in: sono pericolosi, imprevedibili, incapaci di gestire il trattamento, hanno colpa per le loro condizioni, ecc.

giuseppe montefrancesco