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dott. Giuseppe Montefrancesco

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Dott. Giuseppe Montefrancesco

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Dieci milioni di masticatori di Khat

Khat (noto anche come qat, chat, miraa, murungu, tè arabo o abissino) comprende le foglie e germogli freschi di Catha edulis, un arbusto sempreverde coltivato in Africa orientale e nella parte Sud-Ovest della Penisola Arabica. La sua diffusione in tali regioni A? dovuta anche al fatto che la pianta non è proibita dal Corano come invece l’alcol. Il suo uso solleva notevoli preoccupazioni per i riflessi di tipo sociale; assenteismo, impoverimento, mancanza di iniziativa, malnutrizione per l’azione anoressizzante. Secondo alcune stime circa 10 milioni di persone nel mondo masticano il khat.

khat i foglio di banano

Il khat è tipicamente avvolto in foglie di banano (come da immagine). I principi attivi del khat sono soprattutto il catinone e la catina (nor-pseudoefedrina), chimicamente molto simili alle amfetamine e al metilcatinone. Come questi sono infatti costituiti da un gruppo benzenico ed una catena laterale, ove si possono operare moltissime sostituzioni ed ottenere svariate sostanze.
Il fatto che non abbiamo effetti allucinogeni ma solo effetti stimolanti è perchè non vi è alcuna sostituzione sull’anello benzenico, come ad es. quelle osservabili nella mescalina o anche nell’ecstasy (MDMA). Non sono ovviamente delle catecolamine. Quindi sia il catinone e catina sono strettamente correlate a amfetamine, e gli effetti farmacologici di catinone sono qualitativamente simili a quelli delle amphetamine, sono cioè degli eccitanti ma anche meno potenti di queste ultime. Il Khat viene masticato (solo le foglie fresche perché il catinone degrada rapidamente in quelle vecchie o secche) e in tal modo rilascia queste sostanze nella saliva poi rapidamente assorbite ed eliminate.

Per approfondire leggi la nostra review sul Khat