Le storie

dott. Giuseppe Montefrancesco

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Dott. Giuseppe Montefrancesco

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Dall’Uzbekistan in Italia

Abdulla è il nome di fantasia di un giovane adulto di 23 anni, originario dell’ Uzbekistan; egli è arrivato al Sert accompagnato dalla madre che da anni vive e lavora in Italia.
Con un italiano stentato ma comprensibile racconta la sua esperienza, legata all’uso di droghe.

Una premessa è necessaria per la comprensione di tale esperienza ed è legata al fatto che il Paese è una nazione di circa 30 milioni di abitanti con una dittatura tra le più dure al mondo. La libertà di espressione e di stampa è molto limitata, l’accesso a Internet controllato, vietate le assemblee e le manifestazioni pubbliche; le ultime risalgono al 2005 quando l’intervento armato del governo, per interrompere le contestazioni, provocò la morte di decine di persone. Il paese si regge economicamente sulla coltivazione del cotone e gli interessi economici del presidente in carica costringono ogni anno gli studenti delle scuole al lavoro nei campi per la raccolta, al posto delle lezioni
L’Uzbekistan oggi è considerato un punto di snodo strategico per “la via dell’oppio“.
Si ritiene infatti che l’80% dell’eroina che arriva in Russia transiti dall’Asia attraverso gli ex paesi dell’Unione Sovietica, compreso l’Uzbekistan.

Secondo l’ufficio Onu sulle droghe e il crimine, i tossicodipendenti in Uzbekistan sarebbero 22 mila cioè lo 0,7% della popolazione di età superiore ai 15 anni.
Le leggi di stato sono rigidissime e prevedono l’arresto per detenzione di sostanze stupefacenti. Esistono 2 centri di assistenza sanitaria nel paese uno in Tashkent la capitale e l’altro a Samarcanda gestiti da organizzazioni non governative che mirano alla riduzione del danno distribuendo siringhe e preservativi.
Il fenomeno è in costante aumento e con esso le patologie correlate HCV e HIV.

In questo contesto sociale è vissuto Abdulla, religione ortodossa, orfano di padre e lasciato piccolissimo dalla madre. Cresciuto con la nonna e una zia, è innamorato della cultura occidentale raccontata dalla madre che in Italia “ha fatto fortuna “ ma condizionato dalla memoria culturale degli anziani “di quando con la Russia si stava meglio”.

Di seguito l’intervista.

Operatore: quando hai iniziato a usare droghe?
Abdula: ho 23 anni, sono iscritto all’università e sono indietro con gli esami ma questo non mi preoccupa perchè al mio paese la laurea si compra. Quando è morto mio padre, circa 3 anni fa, stavo male, mi sentivo solo e avevo bisogno di evadere. Ho cercato un po’ d’erba che avevo già fumato quando avevo circa 15 anni ma al mercato nero si trova solo Spice ed eroina, allora dei miei amici mi hanno detto che potevo trovare delle pasticche buone e così ho iniziato a prenderle.
A Tashkent nella città nuova ci sono 3 spacciatori di Contramal (tramadolo, un oppioide) e Lyrica (pregabalin per epilessia, dolore neuropatico,ansia generalizzata) e queste sono le pasticche di cui mi facevo. Le comprano tutti, poliziotti, studenti, casalinghe, tutti lo sanno ma nessuno dice niente; pensa che se ti trovano con una canna in tasca ti danno 10 anni di carcere, le pasticche le vendono anche in farmacia.

Operatore: spiegati meglio, vuoi dire che la polizia chiude un occhio sul sistema dello spaccio?
A: i poliziotti sono corrotti. Nelle discoteche per esempio non gira niente di droghe e non trovi la cocaina. Quella è per i ricchi, per i poveri trovi l’eroina ma io di quella ho paura. L’alcol si acquista ovunque, se però la polizia ti ferma alla guida ubriaco, se hai 50 euro in tasca e glieli dai sei a posto.

Operatore: quanto Contramal usavi in un giorno?
A: ho iniziato con 10 pasticche, da 10 mg, le prendevo tutte insieme la mattina e per tutto il giorno ero pieno di energia, euforico. Le alternavo al Lyrica da 300 mg, a seconda di quello che il pusher mi procurava.

Operatore: quanto costa una pasticca al mercato nero?
A: 10 pasticche 4 euro.

Operatore: riuscivi a dormire la notte?
A: la sera avevo il calo per cui mi procuravo lo zoplicone (tranquillante, ipnotico, miorilassante) e con 3/4 bottiglie di birra e più qualche super alcolico riuscivo a dormire.

Operatore: dove trovavi lo zoplicone?
A: con il tempo ho imparato a destreggiarmi bene, anche perchè ho scoperto che in farmacia ti danno le pasticche senza ricetta.

Operatore: che cosa vendono ?
A: ti danno il Lyrica e lo Zoplicone. Se vuoi ti consegnano anche una pasticca per volta, la tagliano dal blister e te la vendono al costo di 1,50 euro l’una, se ne prendi 4 ti costano 5 euro (un piccolo sconto)

Operatore: quanto è durata questa storia?
A: per un anno sono andato avanti così, poi ho iniziato a stare male ed ho dovuto aumentare le dosi fino ad arrivare a 25 cp al giorno, solo che a un certo punto non capivo più niente e mi hanno portato in ospedale. Sono stato qualche giorno ricoverato, non so cosa mi abbiano dato, non ricordo niente, poi mia madre è venuta a prendermi e mi ha portato in Italia.

Qui finisce il racconto di Abdula.
Al Sert è stata impostata una terapia sostitutiva per alcol con Ghb e il trattamento sta dando risultati.
Il paziente sta costruendo un rapporto con la madre, fino a ieri praticamente una sconosciuta, sta pensando di rimanere in Italia e di costruirsi una vita qui… chissà…non lo sa ancora.