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dott. Giuseppe Montefrancesco

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Le metamfetamine nel corpo umano; ragioni della elevata tossicità

Le metamfetamine hanno una notevole capacità di indurre dipendenza; questo è da attribuire alla loro specifica potenza nell’aumentare la dopamina nel nucleo accumbens e quindi di produrre un intenso piacere (dipendenza da metamfetamine). Tali sostanze sono anche molto tossiche e molto facili da sintetizzare; vengono così favorite la diffusione mondiale e l’aumento di gravi e fatali conseguenze mediche. La tossicità interessa molti organi e apparati (riportata nella clinica dei consumatori) e questo, d’altra parte, può suggerire una ampia distribuzione della sostanza come osservato recentemente nei primati non umani e in ratti. Al fine di valutare la distribuzione anche nel corpo umano è stato condotto, per la prima volta, uno studio farmacocinetico e distributivo delle metamfetamine in 19 volontari maschi (10 caucasici e 10 americani di origine africana, non dipendenti da droghe), utilizzando la singola somministrazione di una dose della sostanza marcata dose con radioattivo, la (11C) d-metamfetamina.

Con dose marcata si intende una dose di norma più bassa (non farmacologicamente attiva) ma sufficiente a consentire uno studio; in questo caso ai fini specificatamente farmacocinetici.

Le immagini distributive del tracciante sono state poi rilevate a mezzo della PET, tomografia ad emissione di positroni. Risultati: – negli umani, la (11C) d-metamfetamina si accumula maggiormente nei reni e nei polmoni,e in concentrazioni intermedie nello stomaco, pancreas, fegato, milza ed ancora meno nel cervello e nel cuore. Questo differisce notevolmente dalla cocaina che al contrario presenta i maggiori livelli di accumulo nel cervello e più bassi nei polmoni. Tra gli assuntori di metamfetamine è molto frequente l’infezione tubercolare rispetto ai non consumatori; gli Autori ipotizzano che l’elevata concentrazione di metamfetamine nei polmoni possa rendere questi organi più vulnerabili agli insulti infettivi se pure questo riflette certamente la compromissione del sistema immune e una nutrizione inadeguata. L’accumulo polmonare giustifica anche i disturbi vascolari cui possono essere soggetti i polmoni a disturbi vascolari, quali l’ipertensione polmonare. – il cuore presenta bassi livelli della sostanza ed un suo rapido allontanamento.
Ciò che è un risultato inaspettato considerato le gravi e frequenti complicazioni cardiache che sopravvengono con tale sostanza; può comunque giustificare l’idea che la cardiotossicità della metamfetamina sia più conseguente all’azione simpaticomimetica centrale e periferica più che una diretta conseguenza sui miociti. Nondimeno è stata osservata corrispondenza temporale tra l’aumento pressorio e l’accumulo nel cuore, entro 60 secondi per entrambi. – nel cervello la (11C) d-metamfetamina è risultata inferiore a quasi tutti gli altri organi, differentemente da quanto accade con la cocaina; dal cervello viene, al contrario, allontanata molto lentamente, motivo che può giustificare gli effetti complessivi e quelli neurotossici dovuti sia alla vasocostrizione (ischemie, necrosi) che alla persistente azione di tipo catecolaminico cui seguono danni ai neuroni dopaminergici, psicosi e convulsioni.
Fonte: Distribution and Pharmacokinetics of Methamphetamine in the Human Body: Clinical Implications,A.Nora D. Volkow1,2* et. al,PLoS ONE, December 2010, Volume 5. Issue 12. Open Access

NOTA SUGLI STIMOLANTI Gli stimolanti si suddividono in naturali e sintetici:

  • tra i primi consideriamo la cocaina, la caffeina, l’absinte, il kath, l’efedrina;
  • tra i secondi l’amfetamina, la metamfetamina, il metilfenidato (Ritalin), la fenilpropanolamina, la fenfluramina e moltissimi altri. Questi ultimi sono denominati, tutti assieme, come amfetamine o amfetaminici. In vario modo e diversa potenza, questi composti stimolano la reattività del nostro organismo dove sono presenti gli stimolanti endogeni (adrenalina, nor-adrenalina, dopamina) e dei quali ne mimano la struttura e gli effetti; per questo sono anche dette simpatico mimetiche. Gli effetti e le azioni di queste sostanze differiscono, sia tra loro che all’interno delle loro famiglie. In rapporto alla loro diversità chimica modificano diversamente l’umore e il comportamento, hanno diversa durata e potenza d’azione e possono produrre o meno allucinazioni.

Gli stimolanti del nostro organismo (adrenalina, nor-adrenalina, dopamina) consentono di utilizzare le riserve energetiche del corpo per rispondere ai pericoli, ci allertano, ci fanno sentire bene e danno all’individuo la temporanea insensibilità alla fatica, alla fame, alla sete, al dolore. Essi vengono però immediatamente neutralizzati dopo che hanno compiuto il loro lavoro. Le amfetamine sono stati, al contrario, disegnate per agire nel sistema nervoso centrale e periferico

  • per un tempo più lungo
  • non sono bloccate dai meccanismi di controllo naturale (anzi ne impediscono il funzionamento)
  • l’utilizzatore esperisce per molte ore gli effetti piacevoli (oltre che gli effetti collaterali)
  • sono molto più potenti degli stimolanti naturali.

Ciò può indurre abuso ed un rapido sviluppo di tolleranza e successiva dipendenza da metanfetamine. La differenza tra le amfetamine e le metamfetamine è conseguente alla lieve ma rilevante diversità nella struttura chimica. Entrambe hanno la stessa potenza simpatico-mimetica ma le metamfetamine sono due volte più potenti delle amfetamine nello stimolare il sistema nervoso centrale (le zone in cui è maggiormente presente la dopamina) e questo spiega la sua sempre crescente popolarità come droga d’abuso a fini ricreazionali.

Dr. Giuseppe Montefrancesco