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dott. Giuseppe Montefrancesco

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Dott. Giuseppe Montefrancesco

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Il cervello e le emozioni.

I sentimenti sono personali e soggettivi ma il cervello umano li traduce in un codice standard (in un linguaggio “comune”) oggettivamente valido un pò per tutti; tale “strumento linguistico” viene poi utilizzato per rappresentare le emozioni che provengono dai sensi, dall’ambiente e anche dalle persone.
“Abbiamo scoperto che l’attività neurale nella corteccia orbitofrontale, una zona del cervello associata all’elaborazione delle emozioni, agisce attraverso questo codice neuronale standard che cattura il sentimento soggettivo di un individuo”, dice Adam Anderson, neuroscienziato e professore associato presso il College della Cornell di Ecologia Umana. Egli è autore senior dello studio: “Population coding of affect across stimuli, modalities and individuals,” pubblicato online in Nature Neuroscience.
I risultati dello studio ci dicono come il cervello rappresenti i nostri sentimenti più intimi – ciò che Anderson chiama l’ultima frontiera delle neuroscienze – e capovolgono l’idea sostenuta a lungo secondo cui l’emozione è rappresentata nel cervello semplicemente dalla attivazione di regioni specializzate nel riconoscere i sentimenti positivi o negativi. Aggiunge inoltre: “Se noi proviamo ed otteniamo un piacere simile agli altri nel sorseggiare un buon vino o nel guardare il tramonto, le nostre osservazioni suggeriscono che è perchè condividiamo, abbiamo simili modelli di attività nella corteccia orbito-frontale“, dice Anderson.
In sostanza, spiega Anderson, “Sembra che il cervello umano generi un codice speciale (un linguaggio di riconoscimento) che abbraccia per intero le percezioni piacevoli e quelle spiacevoli, i buoni e i cattivi sentimenti e che può essere visto come un misuratore neuronale di valenza (di qualità) in cui l’inclinazione di una popolazione di neuroni verso una direzione corrisponde ad es ad una sensazione positiva mentre una pendenza in direzione opposta corrisponde ad una sensazione negativa “.
Come hanno verificato ciò: i ricercatori hanno presentato ai partecipanti una serie di immagini e sapori durante l’esame neurologico funzionale (RM-funzionale) ; successivamente hanno posto a confronto e misurato le esperienze soggettive assieme alle modalità di attivazione cerebrale. La squadra di Anderson ha scoperto che la valenza (la complessiva qualità percettiva) era rappresentata sia da codici specifici sensoriali in aree del cervello associate alla visione e al gusto, sia da codici indipendenti presenti nella corteccia orbitofrontale (OFC); questo suggerisce, dicono gli autori, che la rappresentazione della nostra esperienza soggettiva interna non si limita a centri emozionali specializzati o specifici. Hanno inoltre scoperto che simili sentimenti soggettivi – sia evocati dall’occhio o dal gusto conseguono uno stesso modello di attività nella corteccia orbito frontale indicando che il cervello contiene un codice di emozione comune che abbraccia e raccoglie distinte esperienze gradevoli o sgradevoli.
Inoltre, questi modelli di attività della OFC rispetto ad esperienze positive e negative sono state in parte uguali tra le persone. “Conclusivamente, dice Anderson, per quanto noi percepiamo e sentiamo i nostri sentimenti personali, propri ed esclusivi, le prove sembrano suggerire che il nostro cervello utilizza un codice standard per parlare un comune linguaggio emotivo”
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Fonte Medscape, “Population coding of affect across stimuli, modalities and individuals,” published online in Nature Neuroscience.