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dott. Giuseppe Montefrancesco

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Dott. Giuseppe Montefrancesco

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L’alcol e il dopo sbornia

L’alcolismo è una malattia cronica, spesso progressiva e fatale, dipendente da fattori sia genetici che ambientali. Esso è caratterizzato principalmente dalla perdita di controllo nell’assumere alcolici, dall’impossibilità di smettere, nonostante la consapevolezza dei danni che ne derivano e da alterazioni del comportamento e del modo di pensare.
In Italia, la prevalenza dei “consumatori a rischio”, secondo le stime 2011 dell’Osservatorio Nazionale Alcol (ONA) del Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute (CNESPS) dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), è risultata pari al 25,4% degli uomini e al 7,3% delle donne di età superiore a 11 anni, è per un totale di quasi 9 milioni di individui (circa 7 milioni di uomini e 2 milioni di donne nel 2010).

I segni e i sintomi di una “sbornia” consumata, iniziano a manifestarsi quando i livelli di alcol nel sangue del bevitore diminuiscono notevolmente; ciò accade soprattutto al mattino dopo che si è trascorsa la notte a bere.

La persona può sperimentare:

  • mal di testa, mal di stomaco, sete, diarrea, vomito, alitosi, ipersalivazione, flatulenza;
  • agitazione, elevati livelli di ansia, rimorso, imbarazzo, depressione;
  • letargia, astenia, nausea, fotofobia, sensibilità ai suoni forti;
  • tachicardia, vertigini, dolori muscolari.

Le cause dei postumi sono molteplici.
L’etanolo ha un effetto disidratante (si riduce il livello di fluidi nel cervello e in vari altri distretti) e ciò determina mal di testa, secchezza delle fauci e letargia; la disidratazione e gli effetti di questa possono essere ridotti bevendo molta acqua durante e dopo il consumo di alcolici.
L’impatto irritante dell’etanolo sulla mucosa dello stomaco può causare la nausea ma anche esofagiti e gastriti, accompagnate da dolore addominale, anoressia, vomito e sanguinamento.
L’azione locale sulle pareti dell’intestino, combinata agli altri componenti della dieta, può indurre diarrea o costipazione.

Durante la metabolizzazione dell’etanolo e dell’aldeide deidrogenasi vi è aumento della produzione dell’NADH e tale eccesso rallenta  la “gluconeogenesi” nel fegato, causando ipoglicemia.
L’alcol agisce inoltre sull’ipotalamo inibendo la secrezione di vasopressina, che a livello renale si traduce in una aumentata produzione di urina.
Insieme all’acqua, nell’urina, vengono espulsi anche numerosi sali che provocano uno squilibrio degli elettroliti, aggravato in caso di vomito o copiosa sudorazione, che spiegano la debolezza, i giramenti di testa e l’affaticamento muscolare.
La gravità della sbronza è strettamente legata alla quantità di alcol consumato.
Nella maggioranza dei casi i postumi della sbronza scompaiono entro 24 h.

Mode sempre più estreme spopolano tra i giovani, un esempio è l’eyeballing; è questo un fenomeno nato in Francia ma sta diffondendo anche in Italia. In tale pratica l’alcol viene assunto come fosse un collirio, attraverso la mucosa oculare, con la convinzione di poter raggiungere più velocemente lo sballo, ma ciù non fa altro che danneggiare la cornea e irritare la congiuntiva fino ad arrivare alla cecità irreversibile.

Annalisa Reina, studentessa in Medicina