Le storie

dott. Giuseppe Montefrancesco

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The Drug Side of a Trip: Portugal Parte 3 – NinjaCanne

Lasciavamo Lisbona senza aver fatto visita ad uno smartshop. Il consiglio di Carlos [Link Parte 2] lo avevamo dimenticato, smarrito in quel groviglio di vicoli e di emozioni.
Il fascino della città ci aveva stregati, rapiti. Cinque giorni passarono come uno solo, splendido e incessante. Non avevamo orologi per misurare il tempo, né bussole che segnavano il cammino. Ci bastava scherzare con noi stessi e con lo spirito malinconico e festoso di Lisbona.
Le decisioni erano immediate e sinergiche.

Come quella mattina alla stazione di Santa Apolonia, quando comprammo il biglietto per Coimbra, un paio d’ore prima che il treno partisse. Ma partire era difficile. Uscimmo dalla stazione per un’ultima boccata di saudade e la trovammo lì, presa la prima stradina che saliva. Ad ogni angolo chiuso o vicolo cieco, ad ogni squarcio di cielo che si apriva. In una città che vive di ossimori, che spalanca e chiude orizzonti. Noi ci eravamo di nuovo persi nella meraviglia dell’inatteso, nel caos dell’incalcolabile. Il treno!
A Coimbra arrivammo nell’ora più calda e assolata. Dopo un panino con bifana più birretta fresca, ci inerpicammo sulle roventi rampe del centro storico. Deserto. Noi e qualche sparuto turista ad immaginare come tutto avrebbe ripreso vita a settembre, con l’università, il lavoro e tutto il resto. Ma era agosto, e soprattutto erano le tre del pomeriggio. Ammirammo in silenzio gli splendori architettonici, poi cercammo una parco per necessità: volevamo riposarci in un luogo fresco, per quanto possibile, e volevamo fumarci una canna, o perlomeno cercarla. Un parco è sempre il posto giusto.

Ed eccoli lì, puntuali, i ragazzi della panchina. Erano un gruppetto di cinque o sei, autoctoni e di nemmeno diciott’anni a guardarli, uno di loro stava rollando. Chiedemmo se avevano qualcosa in più da vendere. “Ehi, da dove vieni, ah Italia, come stai, ti piace Coimbra?! Tieni fuma, non è marijuana è ninja, simile alla marijuana ma più forte! Erba con chimico. Me la dà un mio amico, lui ha pure hashish, se vuoi ti lascio il mio numero così stasera andiamo insieme. Com’è? Forte eh!”. L’incontro era durato una decina di minuti. Avevamo dialogato con simpatia e ci avevano fatto fumare la ninja! Di nuovo una smartdrugQuesta volta provammo tutti senza pensarci troppo, bisognava capire com’era l’imitazione della nostra sostanza preferita.
Un tiro a ciascuno: gratta la gola ed è insapore. Non ci aspettavamo di più da un trinciato di erbetta qualsiasi su cui viene spruzzata della sostanza chimica che emula il thc. Con un tiro lo stordimento era durato solo per qualche minuto, poi lentamente svanito, niente di più. Il tempo di una passeggiata nel parco, in cui si ragionò sulla diffusione sia legale che illegale delle smart.
In serata li chiamammo e ci diedero appuntamento sulle scale della cattedrale. “No amico, il mio pusher non aveva hashish solo ninja!”. Ma come solo ninja del cazzo! “Dai amico, l’abbiamo comprata per tutti, fumiamo insieme, facciamo una bella serata, poi potete anche dormire a casa nostra”. A noi per dormire andava bene anche il parco, ma a quella gentilezza non ci sentimmo di dire di no. Erano ragazzi semplici ed estroversi, ma non abbastanza ricchi da permettersi una vacanza; erano in cerca di compagnia nel vuoto dell’estate in città. Fumammo con loro tutta la notte. Ninja su ninja l’effetto si faceva più potente e i miei ricordi sono sempre più nebbiosi.
Quel giovane gruppetto ci portava da un angolo all’altro della città, rollando ninjacanne senza sosta.

Quella sostanza sconosciuta mi aveva del tutto stordito, seguivo gli altri senza pormi troppe domande, parlavo poco, non riuscivo a concentrarmi su qualcosa, su un oggetto, su me stesso, su un particolare, sugli altri. Ero perfettamente cosciente e vigile, ma si trattava di una presenza assente.
Ricordo il mirador dove ci fermammo per l’ultima fumata, la fissità sul vuoto in quel buio panorama di luci.
Ricordo l’odore acre della stanza dove dormimmo.
Ricordo, con un sorriso, la colazione e il viaggio del giorno dopo.