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dott. Giuseppe Montefrancesco

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“Il grande assente, ovvero lo Stato”

Oggi il comportamento d’ abuso non è più classificabile, questa liquidità incertezza in Italia è antica già dal ’72 anno in cui in Europa e nel mondo si parlava di un mono uso di droga, cocaina, soprattutto eroina. La comunità europea aveva già detto che si stava verificando un fenomeno della tossicomania. Mentre in Italia, il problema della droga è stato sottovalutato, ovvero c’è stata una ignoranza politica…Quando la droga stava diventando fenomeno seduttivo tra i giovani da noi veniva considerato un problema di nicchia che riguardava i figli dei fiori e gli emarginati, come se fosse se la droga arrivasse solo nelle classe sociali più povere mentre in quelle ricche no. C’è stata un’ignoranza strategica, governativa, una mancanza del ministero della salute e dall’altra di una mancanza di strutture sanitarie di accoglienza adeguate alla portata del fenomeno. Negli anni ’70 l’ impegno sociale fu straordinario, con una lievitazione di diritti, ci furono: la riforma del diritto in famiglia, la riforma della sanità, la riforma psichiatrica, sono gli anni delle contestazioni. Furono gli anni Basaglia. In questi anni il progetto di Basaglia non fu pienamente compreso, fu tradotto senza strutture di riferimento a cui lui aspirava. La tossicodipendenza non aveva una struttura psichiatrica formidabile che potesse prendere in carico gli utenti. In Francia, al contrario, l’Action Sanitaire si è mossa con psichiatri e farmacologi mentre noi in Italia stavamo in quel ibrido in cui la salute mentale non era vista nella sua scientificità dando anche la giusta valorizzazione alle scoperte neurobiologiche, ma questo tema anziché affrontato da un punto di vista medico, fu predominante l’ottica sociologica spinta da un tessuto sociale molto sensibile a questi temi. Questo ha comportato l’emergere di una massa di eroinomani che in Italia erano esposti, per le strade, si vedevano in giro. Oggi invece si nascondono. Hanno iniziato a nascondersi con l’introduzione di una legislazione punitiva. Negli anni 90 entrarono le droghe seduttive della Milano da bere, dei paninari, che facevano uso di cocaina in maniera maggiormente gestita.

Ma i nostri peccati capitali sono stati:

1) mancanza di una legislazione equa: la legislazione in Italia era punitiva, che non serviva a niente. In Francia c’era un tessuto giuridico da una parte repressivo, ma d’altra parte un tessuto di carattere sanitario straordinario, un doppio binario.

2) mancanza di una presa in carico sanitaria istituzionale: In Italia avevamo il vuoto, la psichiatria era in crisi , essa si interrogava sul suo stesso statuto scientifico e l’abolizione dei manicomi, giustissima aveva lasciato il terreno vuoto e in quel momento storico la psichiatria non poteva rispondere all’esigenza della presa in carico dei soggetti tossicodipendenti. Tuttavia dall’altra parte abbiamo avuto dei grandi “santoni” soggetti, come ex terroristi, sacerdoti, che si sono “riciclati “nella presa in carico dei tossicodipendenti; bada bene, sacerdoti straordinari che hanno costruito strutture d’aiuto e poi soggetti volontari che si sono presi in carico, ma il grande assente è stato lo Stato.

Lo stato era come stordito, questo problema era inquadrato come un peccatore…quindi un clima in cui il soggetto era da eliminare che non si voleva guardare ma solo quando era in casa.

3) mancanza di monitoraggio: da parte degli studiosi, solo i criminologi e i sociologi se ne sono occupati, rimanendo però isolati.

4) mancanza dei finanziamenti.

In sostanza, c’ stata la totale mancanza dello Stato che dal punto legislativo era punitivo, la tossicodipendenza era reato, poi ad un certo punto il tossicodipendente era da recuperare, poi ancora, come un gioco delle carte con il permesso di farsi ma con dosi giornaliera, una confusione enorme. Non abbiamo affrontato la tossicodipendenza dal punto di vista medico: la sostanza che morde, il tossico vuole solo la sostanza…sappiamo che la sostanza può fare un richiamo dopo 5 anni…tutt’oggi non abbiamo il coraggio di costruire una struttura sanitaria in grado di affrontare il problema. Ci sono i Sert, ma essi non possono fare tutto: la prevenzione nelle scuole, monitoraggio della comunità locale, trattamento, cura. I posti stessi sono brutti…invece anche la bellezza è importante quando si devono trattare queste patologie. Oggi dobbiamo renderci conto che siamo nella “politossicodpendenza” e occorre pensare seriamente uscendo fuori dal diritto penale! Dobbiamo invece affrontalo dal punto di vista dell’ Action Sanitaire, ovvero di un’ Azione Sanitaria.

Servizio a cura dell’Unità Operativa Prevenzione Dipendenze Patologiche, Usl 7 Siena.