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dott. Giuseppe Montefrancesco

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Coltivare e detenere cannabis a scopo terapeutico.

La nota antiproibizionista – Editoriale di Roberto Spagnoli –
RADIO RADICALE – 2 maggio 2022 – ore 7:30
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Coltivare e detenere cannabis, con la specifica finalità di erogarla a soggetti che abbiano il diritto di assumerla a scopo terapeutico, non può in alcun modo interferire con il mercato della droga o con la circolazione di quest’ultima a scopo ricreativo, né può minare l’ordine e la sicurezza pubblica o mettere in pericolo le nuove generazioni perché, al contrario, questo tipo di condotta s’inserisce semmai nell’ambito della concreta attuazione del diritto alla salute stabilito dall’art. 32 della Costituzione, diritto fortemente compromesso dal fatto che il servizio sanitario nazionale distribuisce la sostanza ai malati sotto forma di farmaci di vario tipo ma a condizioni economiche proibitive; correttamente, quindi, le condotte della Bernardini sono state ritenute inoffensive e quindi atipiche con conseguente insussistenza del reato.
Lo ha scritto la Corte di Appello di Firenze nelle motivazioni della sentenza con cui ha assolto Rita Bernardini nel processo relativo ad una delle sue tante disobbedienze civili. Attraverso queste ha denunciato in questi anni la realtà di un paese, il nostro, l’Italia, che da una parte ha autorizzato i farmaci cannabinoidi dal 2007, quindi quindici anni fa, ma dall’altra, di fatto, continua a renderne difficile il loro impiego calpestando i diritti dei cittadini malati e obbligandoli a inutili sofferenze. Sofferente alle quali poi, in diversi casi, sono aggiunti anche procedimenti penali, e in alcuni anche la detenzione per quei cittadini che non riuscendo a ottenere i farmaci hanno cercato di sopperire procurandosi la cannabis da soli o coltivandola in casa.
Quella che ha assolto Rita Bernardini, dunque, è una sentenza importante mentre l’Italia, come ho già avuto modo di dire, non riesce ad uscire dalla logica divieto, repressione e punizione.
Lo ha dimostrato la decisione della Corte Costituzionale non ammettendo il referendum sulla cannabis ed impedendo così che si aprisse un grande confronto sulla politica delle droghe.
Una decisione conservatrice che fa il paio con l’inerzia del Parlamento mentre alcune forze politiche, contro ogni evidenza, continuano a insistere con una ostinazione cieca sulla strada repressiva e punitiva in totale controtendenza con le migliori esperienze mondiali e con il dibattito che negli ultimi anni si è aperto, anche in sede ONU, sui fallimenti della guerra la droga; particolarmente attiva in questo senso è la Lega che alla Commissione Giustizia del Senato senza clamore ma con determinazione, si sta muovendo per aggravare le pene già pesanti previste dalla normativa in vigore.
Martedì scorso, 26 aprile, il presidente della Commissione Andrea Ostellari ha reso noto che le Commissioni Giustizia e Sanità di Palazzo Madama hanno iniziato l’esame dei progetti di revisione delle norme sullo spaccio e la detenzione di stupefacenti e che il testo base è quello che porta la prima firma del leghista Massimiliano Romeo che prevede un inasprimento complessivo del sistema sanzionatorio. La decisione di Ostellari lascia alquanto perplessi perché sullo stesso argomento, in questo stesso periodo, si sta occupando la Commissione Giustizia della Camera.
Il testo del disegno di legge sulla cannabis, relatore il presidente della Commissione Mario Perantoni, è frutto di una difficile mediazione politica e non è privo di criticità. Il fatto è che i due rami del Parlamento non potrebbero discutere le medesime questioni nello stesso momento per evitare una possibile sovrapposizione nel passaggio di un disegno di legge da una camera all’altra, quella che in gergo è detta la navetta.

Nella nota della scorsa settimana ho parlato del voto con cui negli Stati Uniti, lo scorso 1° aprile,
la Camera dei Rappresentanti ha approvato un disegno di legge per la legalizzazione della cannabis a livello federale. Le misure previste da questo provvedimento costituiscono un fondamentale passo avanti verso una politica delle droghe non più repressiva e punitiva ma pragmatica ed efficace. Ora la parola passa al Senato e secondo gli ultimi sondaggi questo orientamento è ormai condiviso da una consistente maggioranza dell’opinione pubblica statunitense al di là delle opinioni politiche, dell’appartenenza di genere e delle origini etniche.
Sempre negli Stati Uniti, alcuni recenti studi scientifici, indicano come le leggi di depenalizzazione e di legalizzazione adottate da molti Stati reggano alla prova dei fatti dopo diversi anni dalla loro entrata in vigore smentendo così tutte le previsioni negative degli oppositori.
Per la Lega, ha tenuto a rimarcare nei giorni scorsi il senatore Ostellari, la droga è morte e chi ne favorisce la diffusione deve essere punito senza se e senza ma.Il senatore, in occasione della definizione del testo base alla Camera, ebbe a dire che quando si parla di droga non esistono fatti di lieve entità, esistono vite bruciate e famiglie distrutte.
La soluzione al problema non è la depenalizzazione ma l’incremento delle pene anche nei confronti dei piccoli spacciatori; una linea ampiamente condivisa, va detto, da tutto lo schieramento di centrodestra a partire da Fratelli d’Italia e da Forza Italia.

In autunno, le Camere saranno impegnate nella sessione di bilancio che di fatto segnerà la fine di questa legislatura in vista delle elezioni del prossimo anno; oltre a questo, il nostro Paese deve far fronte a enormi questioni come la guerra in Ucraina, l’inflazione, l’aumento del prezzo dell’energia (con tutto ciò che questo rappresenta per la tenuta dell’economia), per non dire dell’epidemia che non abbiamo ancora risolto. In una situazione in cui appare già complicato che le Aule Parlamentari possano affrontare ora la questione cannabis e la mossa dei giorni scorsi della Lega alla Commissione Giustizia del Senato, rende la cosa di fatto impossibile.
Nel nostro Paese rimane impossibile avviare una politica delle droghe efficace e sostenibile e mentre appunto restiamo imprigionati nella trappola divieto repressione e punizione, la guerra alla droga è sempre pronta poi per essere spesa, all’occorrenza, in campagna elettorale.
E allora la domanda è: quante persone devono ancora finire in carcere, quante devono ancora continuare inutilmente a soffrire e quante disobbedienze civili saranno ancora necessarie prima che il nostro Paese possa avere una politica ragionevole sulle droghe ?

La nota antiproibizionista – Editoriale di Roberto Spagnoli –
RADIO RADICALE – 2 maggio 2022 – ore 7:30