Donne in gravidanza: non fumate cannabis, in ogni caso non fumate.
L’uso materno di cannabis in gravidanza e conseguenze nello sviluppo neurologico infantile.
Daniel J. Corsi et al.
Nature Medicine 26, 1536–1540(2020)
Il consumo materno di cannabis in gravidanza è aumentato e, con l’avvenuta legalizzazione del consumo di cannabis a scopo ricreativa (si parla del Canada), vi è preoccupazione per i potenziali effetti avversi sui figli legati all’esposizione prenatale. Utilizzando il registro provinciale delle nascite in Ontario (Canada), che contiene informazioni sull’uso di cannabis durante la gravidanza, gli autori hanno eseguito un’analisi retrospettiva su tutti i nati vivi tra il 1 aprile 2007 e il 31 marzo 2012, collegando i dati sulla gravidanza e la nascita ai database amministrativi sanitari provinciali per accertare gli esiti dello sviluppo neurologico dei bambini, allo scopo di studiare possibili associazioni tra l’uso prenatale di cannabis e lo sviluppo neurologico infantile.
Gli autori hanno quindi documentato un’associazione tra l’uso materno di cannabis in gravidanza e l’incidenza di disturbi dello spettro autistico nella loro prole. L’incidenza della diagnosi di disturbo dello spettro autistico risultava essere di 4 casi per 1.000 anni-persona tra i bambini con esposizione rispetto a 2,42 tra i bambini non esposti, da cui deriva un RR (rischio relativo) di 1,51 (intervallo di confidenza al 95%: 1,17-1,96): complessivamente, i bambini che avevano avuto una esposizione prenatale alla cannabis nel periodo analizzato, registravano un aumento del 50% del rischio di essere diagnosticati come autistici. Anche l’incidenza di disabilità intellettiva e disturbi dell’apprendimento risultava essere più alta tra i figli di madri che usavano cannabis in gravidanza, sebbene con risultati statisticamente meno significativi.
In ogni caso, e nonostante gli autori difendano un approccio statisticamente molto robusto dello studio, nell’articolo si sottolinea la necessità per il momento di un’interpretazione cauta di questi risultati data l’interferenza di diversi altri fattori.
Alfredo Orrico genetista