La dipendenza affettiva, non diversa da altre.
Della dipendenza affettiva la redazione di questo sito ha discusso varie volte.
Di seguito i vari editoriali che potete leggere su www.insostanza.it
– La dipendenza affettiva, 2012
– La mia dipendenza affettiva; la mia fragilità 2016
– Difficoltà precoci e successive dipendenze comportamentali 2024
– Sul web ho avuto occasione di leggere un altro studio, molto interessante, (condotto da ricercatori italiani delle Università di Roma e Firenze) che tratta ampiamente lo stesso argomento. 2024
Di tutti questi lavori riporto, in sintesi i contenuti.
2012 – Le sostanze e i comportamenti verso cui l’essere umano può sviluppare dipendenza sono molteplici: dal tabacco, all’alcol, alla droga, allo shopping, al cibo sino all’amore altrui.
Nella dipendenza affettiva (DA), che fa parte di quelle che vengono nominate dipendenze senza sostanza, l’oggetto della dipendenza è un altro individuo. Potremmo dire che la DA è caratterizzata dal bisogno persistente e imprescindibile di creare e mantenere un legame con l’altra persona fino a sviluppare un attaccamento forte e a vivere la relazione nel terrore di essere abbandonati.
La DA presenta le caratteristiche tipiche delle dipendenze in generale.
Il soggetto vive emozioni positive, stato di appagamento ed euforia in presenza dell’altro; quando va incontro alla tolleranza la persona ha bisogno di un contatto con il partner sempre maggiore per poter provare il medesimo stato di benessere. Al contrario i sintomi negativi dell’astinenza si presentano quando l’altro è assente.
Chi soffre di DA può essere soggetto alla perdita di controllo causata dalla distorsione cognitiva delle distanze interpersonali, inoltre non è raro che sviluppi altri tipi di dipendenze sia da sostanze come alcol che comportamentali come cibo. Nella DA il rapporto affettivo che vede uniti i due partner è totalmente asimmetrico perché uno dei due amanti impiega risorse ed energie per soddisfare i bisogni del compagno/a, senza che venga riconosciuta l’importanza e la necessità delle proprie esigenze dall’altro. La persona affetta da DA ricerca in modo costante il contatto con l’amato per appagare il suo desiderio totalizzante di fondersi con l’altro; non riesce a pensarsi come individuo a se stante, ha serie difficoltà nel vivere serenamente i rapporti sia di amicizia che con i familiari perché incessantemente guidato dal desiderio di possesso, dall’ansia di separazione e dal terrore di un possibile abbandono. Infatti il soggetto con DA pone precise e costanti pretese affettive al partner non sentendosi mai amato in modo adeguato.
Queste tipi di richieste possono divenire così persistenti da essere la causa della rottura della relazione. L’ossessione verso l’altra persona può divenire così totalizzante da incidere sul tempo libero, sugli impegni lavorativi e sul benessere psicofisico del soggetto.
Dr.ssa Cinzia Di Cosmo – See more at: http://www.insostanza.it/lamore-dipendente
Riferimenti: Norwood. (1985). Donne che amano troppo. Milano: Feltrinelli. Pistuddi et al. (2010).
Dipendenza affettiva. Definizioni e manifestazioni. Mission,3,6 10.
2024 – Le possibili associazioni tra schemi disadattivi precoci e dipendenza comportamentale sono stati esaminati sia nella popolazione clinica che in quella non clinica.
La ricerca ha evidenziato numerose e differenti condizioni disadattive precoci ma tra queste quelle che sono apparse di maggiore correlazione con l’eventuale successivo sviluppo di comportamenti di dipendenza, vengono riportate: l’abbandono, instabilità, la sfiducia, l’abuso, la deprivazione emotiva, l’isolamento sociale, sentimenti di vergogna-umiliazione, la presenza di dipendenza. Tutto ciò a determinare una insicurezza affettiva e la mancanza di stabilità nelle relazioni interpersonali.
A queste circostanze seguono, sempre in termini di correlazione con i comportamenti di dipendenza, la difficoltà di autocontrollo e di auto-disciplina con conseguente minore capacità di impostare limiti sia personali che interpersonali.
La presente revisione suggerisce quindi una relazione positiva tra l’attivazione di schemi disadattivi precoci e differenti comportamenti di dipendenza, tra cui la dipendenza dal gioco d’azzardo, dai giochi, dall’uso dei social media, dal sesso, dall’esercizio fisico e dal cibo.
Questi risultati sono in linea con studi precedenti.
g. montefrancesco
Fonte
Claudio Vieira, Daria J. Kuss, Mark D. Griffiths, Early maladaptive schemas and behavioural addictions: A systematic literature review, Clinical Psychology Review, 25 September 2023.
2024 – Lo studio si è proposto di verificare la prevalenza (ovvero la percentuale presente nel campione preso in esame) della dipendenza affettiva in un gruppo di studenti universitari; hanno completato il questionario proposto un totale di 332 con una età media di 23 anni.
Del campione è stata osservata la eventuale presenza dell’ansia di separazione, il modo
dell’attaccamento in età adulta e i meccanismi di difesa posti in essere.
I risultati forniscono una comprensione più approfondita dei meccanismi alla base della dipendenza affettiva, ponendo luce sulle complesse relazioni tra attaccamento adulto, ansia da separazione, meccanismi di difesa ed, appunto, eventuale sviluppo di dipendenza affettiva tra i giovani adulti.
L’attaccamento timoroso è apparso quello più significativamente e positivamente associato a caratteristiche comportamentali attribuibili ad uno stato di dipendenza affettiva; questa condizione di dipendenza era anche mediata dall’ansia da separazione e da meccanismi di difesa nevrotici/immaturi.
L’importanza di questi risultati risiede nel loro potenziale di orientare sia la ricerca futura che gli interventi clinici volti ad affrontare questo fenomeno disfunzionale tra i giovani adulti.
In sostanza, interventi mirati ad affrontare le problematiche legate all’attaccamento, ridurre l’ansia da separazione e ristrutturare i meccanismi di difesa disadattivi; tutti questi possono risultare efficaci nella prevenzione e nel trattamento della dipendenza affettiva, mitigandone le conseguenze negative associate a questa condizione di dipendenza affettiva o dipendenza dall’amore.
Eleonora Topino et al., Risk Factors for Love Addiction in a Sample of Young Adult Students: A Multiple Mediation Model Exploring the Role of Adult Attachment, Separation Anxiety, and Defense Mechanisms, Behav. Sci. 2024, 14(12),1222; https://doi.org/10.3390/bs14121222;
2016 – Infine una storia inviata da una lettrice.
La mia dipendenza affettiva; la mia fragilità.
Ci sono famiglie dalle quali i figli non si allontanano. Studiano vicino casa, trovano lavoro vicino, trovano persino la casa vicino ai genitori. Sono forse queste le famiglie di successo? Che dire? bisogna vedere che strade percorrono i figli nel perseguimento dei loro desideri e delle opportunità di realizzazione. Alcuni figli e alcune figlie invece, per motivi di studio o di lavoro, vanno via, lontano dalla famiglia di origine. Prendono il largo, lasciandosi alle spalle un letto vuoto, un posto a tavola vuoto, spazi vuoti nelle stanze, tanto silenzio dove risuonavano i loro passi o lo sbattere dello sportello del frigorifero per una incursione ai cibi pronti, e soprattutto lasciano vuoto il tempo dedicato alla loro cura. Niente più pasti da preparare, niente panni da lavare, tendere e stirare, niente letti da rifare e così via. La scia di disordine in casa a cui ci avevano abituati, provocando le nostre proteste e i nostri rimproveri, si estingue. Tutto è sempre dannatamente in ordine. Il tempo di cura diventa un tempo vuoto anch’esso come la casa. Ogni separazione è un’esperienza spazio-temporale che coinvolge il corpo, la mente, le emozioni.
Quando i figli se ne vanno sono le mamme, dedite ai compiti di cura, ad accusare il colpo. L’iniziale sollievo per la liberazione dai compiti di cura si trasforma presto in un tempo dell’assenza. Molte vivono la scissione tra l’ orgoglio per una figlia o un figlio che parte per confrontarsi con mondi nuovi e l’abisso della mancanza. Si può crescere un figlio o una figlia in modo tale che non appartenga a noi ma al mondo. Li possiamo educare ad andare sempre più lontano ed insieme essere mamme chioccia? Si, si può. Allora la mancanza si trasformerà in una dolorosa vertigine simile ad un lutto da elaborare. E poco ci consola l’averli educati bene al distacco. Non che sia un obbligo questo allontanamento, ma si tratta di renderli in grado di andare, si tratta di aver trasmesso loro fiducia in se stessi al punto di sentirsi in forza per farlo. Devono poter contare sulla forza del proprio battito d’ali per spiccare il volo. I figli se ne vanno lasciando un gran vuoto nel cuore di chi resta. Questo vuoto andrà comunque riempito in un modo o nell’altro. Ma a volte dalla mente e dai pensieri questo vuoto risucchierà apprensioni e paure e il cuore sarà colmo di cattivi presagi. E’ il prezzo che i genitori pagano perché i figli sperimentino autonomia. I figli devono essere autonomi. I figli devono andarsene di casa. I figli devono saper vivere lontano e cavarsela senza genitori. I figli devono percorrere la strada del loro desiderio anche se questo li porterà lontano dalle famiglie in cui sono cresciuti. I figli devono poter andare via. I figli autonomi se ne vanno. E non importa se alle madri e ai padri si spezza il cuore. I figli possono aver bisogno dei genitori ma i genitori non devono aver bisogno dei figli. I figli autonomi ogni tanto, temporaneamente, ritornano. E se il lutto della separazione è ancora una ferita aperta e non spenta e cicatrizzata, ogni arrivo è ancora dolore per l’inevitabile nuova separazione: Preferirei tu non tornassi che rivederti partire, sono le parole che descrivono un pensiero taciuto al figlio.
Dolore. Un dolore che sembra non finire mai. Tempo fa uno psicologo sottolineava come fosse stato un successo per la sua paziente educare il figlio ad essere così autonomo da andarsene di casa. La donna non era convinta di questa risultato. Era contenta che il figlio si dedicasse a quello che amava fare lontano da casa, ma si sentiva straziata dalla lontananza. Per lei era falso che i figli devono andare via ma non lo avrebbe mai detto a suo figlio. I figli devono restare nei paraggi dei genitori. O portare i genitori nei loro paraggi, pensava e taceva. I genitori vanno verso l’età matura che annuncia la vecchiaia. Cominciano a manifestare le prime fragilità. Hanno meno energia, meno salute, meno forza di inventare la vita. I genitori hanno bisogno delle energie dei figli e se i figli sono lontani, troppo lontani, si sentono soli e abbandonati. Inutili. Questa donna voleva spezzare una lancia in favore dell’argomento che i figli e i genitori devono restare legati, uniti da quelle forze invisibili che sono l’affetto, il rispetto, e il mutuo soccorso. Devono persistere canali di comunicazione verbale e non verbale dell’affetto. Se questo non si dà qualcosa è andato storto nel processo di crescita.
I figli e le figlie autonome costringono i genitori a fare i conti con la propria dipendenza affettiva.
Da una lettrice affezionata.