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dott. Giuseppe Montefrancesco

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Dott. Giuseppe Montefrancesco

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Cocaina, fentanyl e memoria

Negli Stati Uniti – nella West Virginia University, School of Medicine, Morgantown – è stato studiato il caso di un paziente che dopo uso di cocaina e fentanyl aveva presentato gravi disturbi della memoria. Tali conseguenze sulla funzionalità mnemonica erano già state registrate nel Massachusetts, in anni precedenti (2012- 2016 ), in 14 individui con storie di uso di sostanze. Questi mostravano, a ragione di quanto gli era accaduto, acute lesioni ippocampali, complete e bilaterali.
Certamente il problema dell’associazione di queste due sostanze – specificatamente una droga, la cocaina, e un farmaco il fentanyl attualmente molto venduto nel mercato illegale delle sostanze – l’overdose con conseguenze fatali, pur tuttavia se residuano gravi problemi alla memoria la gestione del paziente diviene particolarmente problematica e difficile.

Il caso presentato è quello di un uomo di 30 anni ricoverato in ospedale per persistenti disturbi della memoria. Lo stesso, eroinomane, aveva abbandonato (o aveva interrotto) un programma di trattamento residenziale presso una comunità terapeutica. Una volta a casa, l’indomani di una serata in cui era tornato tardi mostrava molta difficoltà a svegliarsi, formulava domande ripetitivamente e nella stanza vi era la strumentazione idonea ad usare droghe. I genitori hanno quindi accompagnato il paziente in ospedale. Il case report è stato pubblicato online il 29 gennaio negli Annals of Internal Medicine, 2018. Una TAC cerebrale mostrava ipodensità bilaterali e simmetriche degli ippocampi e dei gangli della base. Poiché il disturbo della memoria persisteva fu eseguita una risonanza magnetica che confermava i danni. La presenza della cocaina fu immediatamente rilevata mentre la ricerca del fentanyl risultava negativa ad un primo esame urinario (condotto circa 80 ore dopo l’assunzione del farmaco) ma era positiva per il suo metabolita norfentanyl.

L’amnesia – come dichiara il dott. Marc W. Haut, PhD, della Scuola di Medicina della West Virginia University, Morgantown, a Medscape Medical News – era di tipo anterogrado e questo impedisce di depositare nuovi ricordi dal momento in cui avviene il disturbo; i pazienti si ripetono, ripetono avvenimenti vecchi, e fanno le stesse domande perché non costruiscono niente di nuovo. L’immediato e il futuribile pare annullato. Ciò limita fortemente la gestione della propria esistenza. Il fatto inoltre che questa sindrome – continua il dott. Haut- sia stata identificata in diverse aree del Paese significa che i medici dovrebbero porre attenzione a questo possibile quadro in caso di insorgenza acuta di amnesia e se i pazienti dovessero avere una storia di uso di droghe. Raccomanda infine la risonanza magnetica per l’osservazione dei possibili danni cerebrali e l’uso di specifici test tossicologici per il fentanyl, metaboliti ed analoghi.

montefrancesco

Ann Intern Med. 2018. DOI: 10.7326/L17-0575 2018 American College of Physician