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dott. Giuseppe Montefrancesco

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Il mistero del THC; ma quanto fa male ?

La cannabis è una sostanza “difficile, avvolta nei racconti, nella singolarità aneddotica e nel contrasto.
La prima difficoltà è che la cannabis offre una miscela di cannabinoidi assieme ad un complesso di altre sostanze e la sua azione si ottimizza quando questa miscela è in un giusto equilibrio. La scienza consente di isolare e studiare i singoli componenti e le loro peculiarità ma attualmente rimane impossibile riprodurre la miscela con tutti i principi presenti. Quindi le virtù o i danni del singolo componente che sia THC o cannabidiolo (CBD) o cannabigerolo o altri vanno osservati con prudenza, proprio perché sono espressioni isolate e non equilibrate.

Per quanto attiene gli effetti della pianta sulla salute mentale (consideriamo sempre che la finalità ludica della cannabis si ottiene alterando lo stato mentale), da un lato, svariate pubblicazioni riportano dannose conseguenze, ad es. aumento del rischio di schizofrenia, prognosi sfavorevole tra i pazienti con disturbi psichiatrici che la usano, possibilità di sviluppo di dipendenza. D’altra parte, c’è un aumento nella pubblica percezione che la cannabis sia relativamente innocua, forse perché prodotto naturale (!). Vi è poi una fortissima spinta perché sia legalizzata per scopi medicinali o ricreativi ed anche economico-finanziari.

Gli effetti negativi sulla salute mentale sono d’altra parte di difficile dimostrazione causale. Talvolta, in alcuni individui la cannabis slatentizza precondizioni già esistenti, in altri essa appare la diretta causa del disturbo. In generale si potrebbe dire che entrambe le ipotesi sono corrette. Dare risposta al quesito sugli effetti psichiatrici della cannabis è necessario considerata la complessiva posizione legale e commerciale della cannabis e quindi anche delle scelte politico-sanitarie.

La revisione sistematica e la meta-analisi di Guy Hindley e colleghi, in The Lancet Psychiatry, pare dare opinioni ed indicazioni.

Il THC è stato valutato in nove studi, coinvolgendo 196 partecipanti.
I sintomi sono stati valutati in partecipanti sani dopo somministrazione acuta di solo THC per via endovenosa, orale o nasale, oppure con associato CBD e in confronto con placebo. I sintomi positivi rilevati includevano deliri e allucinazioni, quelli negativi, affettività ridotta e stato amotivazionale, i sintomi generali, depressione e ansia.

Conclusivamente nel lavoro è riportato che:
1) la somministrazione acuta di solo THC induce l’espressione significativa di sintomi positivi, negativi, generali e totali in adulti con nessuna storia di disturbi psichici o altri importanti disturbi psichiatrici. In particolare, le dimensioni di questi effetti erano maggiori per i sintomi positivi che per quelli negativi, come accade nei consumatori di cannabis
2) la revisione sistematica ha rilevato che non ci sono prove che il CBD abbia un effetto rilevante sui sintomi positivi, negativi, generali o totali. Quindi, attualmente, l’evidenza sperimentale non è tale da poter affermare che aumentare il contenuto di CBD nella cannabis significhi contrastare gli effetti del THC.
3) infine la scoperta che l’induzione di sintomi psicotici era più bassa nelle persone con un consumo maggiore di tabacco, con ipotesi che forse quest’ultimo è un fattore protettivo.
Il fumo di tabacco è associato a livelli più bassi di recettori CB1 nel cervello e questo potrebbe significare che i fumatori sono meno sensibili agli effetti del THC; o forse anche per complesse relazioni metaboliche che riguardano sia la nicotina che il THC (la sovra-regolazione della glucuronosil-transferasi). Ovviamente questo necessità di ulteriori dimostrazione e non può essere considerato un invito a fumare nicotina i cui dannosi effetti sono assolutamente superiori a quelli della cannabis.

In conclusione se pure i risultati dello studio non possono essere estrapolati, nel senso che una singola dose di THC porta a disturbi psichiatrici, va comunque sottolineato quanto riferito dai ricercatori :” Esistono prove sufficienti per avvertire le persone che l’uso di THC potrebbe aumentare il loro rischio di sviluppare sintomi psichiatrici o addirittura una malattia psicotica”
E l’avvertenza vale sia nei riguardi della cannabis ludica che per quella ad utilizzo medico.

montefrancesco

Guy Hindley, et al., Psychiatric symptoms caused by cannabis constituents: a systematic review and meta-analysis, Lancet Psychiatry 2020; 7: 344–53 Published Online March 17, 2020 https://doi.org/10.1016/ S2215-0366(20)30074-2

Carsten Hjorthøj, Christine Merrild Posselt, Δ⁹-tetrahydrocannabinol: harmful even in low doses?
www.thelancet.com/psychiatry Vol 7 April 2020