Le storie

dott. Giuseppe Montefrancesco

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Dott. Giuseppe Montefrancesco

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My Story. Un giocatore d’azzardo patologico si racconta

l mio nome é Raul, così mi conoscono e mi chiamano tutte le persone che conosco, sono nato il 7 settembre 1987 in Romania, in una città che si chiama Rimnicu Vilcea e sono affetto da ludopatia.
Mi trovo attualmente ristretto presso la casa di reclusione di San Gimignano in Provincia di Siena.
La condanna, non ancora definitiva, é di anni 5 e mesi 4.
Sono cresciuto in Romania, ad occuparsi di me sono la mia bisnonna che sin dalla più tenera infanzia  (circa 3 mesi) sino ai 6 anni si é presa l’onore di educarmi, di crescermi, il tutto con l’aiuto della sorella di mia madre.
Ho compreso che questa scelta era dovuta agli impegni lavorativi dei miei genitori, erano tempi  difficili e la povertà era realmente percepibile.
La casa della mia bisnonna si trovava a quasi 100 km di distanza dalla città in cui i miei genitori  vivevano, e le loro visite erano mensili.
Sin quando, sono rimasto “isolato” la radio era la unica fonte di informazione, la tv l’ho conosciuta  quando all’età di 6 anni e per cominciare a frequentare le scuole, i miei genitori mi hanno portato in città con loro.
Durante gli anni, mia zia aveva comunque alimentato la mia curiosità, all’età di 5 anni avevo appreso  a scrivere ed una “smoderata” – per un bambino – passione per la matematica era andata crescendo in me.

Ho sempre frequentato la scuole con ottimi risultati e all’età di 12 anni, non potendomi permettere l’acquisto di un pc, con i soldi risparmiati ho acquistato componenti da un negozio di usato e ho assembleato io stesso il mio pc.
Entrai in un mondo sconosciuto: il virtuale e l’informatica divennero la mia passione, la vera passione era – e rimane – quella per il calcio, giocavo in una squadra giovanile di serie B ma non ho mai fatto quel salto di qualità.
Il bisogno di assicurare un futuro, alla propria famiglia, che tale si potesse considerare, portò mio padre a trasferirsi in Italia per il lavoro.

Dopo sei mesi mia madre lo raggiunse in virtù del ricongiungimento familiare. Io e mio fratello restammo soli, affidati all’inquilina del piano superiore che si occupava di preparare i pasti e tenerci d’occhio. Solo, i miei genitori lontani, e con l’onore di dover fare da genitore al mio fratellino. A scuola, nel frattempo, ero diventato il responsabile del “fondo cassa” della classe dal quale cominciai ad attingere per far fronte a necessità primarie e pagarmi la quota mensile che mi permettesse di continuare a giocare a calcio.
Arrivò il momento in cui mi venne chiesto di portare i soldi a scuola. Come avrei potuto fare? Quei soldi non li avevo più. Mi avrebbero sospeso?
Andai all’allenamento al seguito del quale si giocò un’importante partita di calcio, un evento che attirò molti spettatori. Nel tornare a casa trovai un portafogli, 3 banconote e alcuni documenti.
Presi le banconote e lasciai il resto, comprai una bibita, mi incamminai e attraversando un ponte mi imbattei in un’agenzia di scommesse. Puntai tutto sul Real Madrid – Valencia risultato esatto, era una finale (3 – 0), avevo chiuso gli occhi e quel risultato mi era apparso. Vinsi il corrispondente di circa 3 mensilità di un normale lavoratore. Nessuno scoprì l’ammanco dal fondo cassa, mi permisi l’acquisto di capi di vestiario per me e per mio fratello e ce ne rimasero.
Sentii una sensazione adrenalinica da quel giorno che mi portò a continuare con le scommesse, ho vinto tanto ma ho perso altrettanto. Sei mesi dopo ero in Italia,, cominciai con le slot machines nei bar continuando parallelamente con le scommesse. A scuole vendevo musica, giochi e programmi masterizzati, il ricavato lo giocavo.
Dopo la prima superiore Istituto Scientifico J.F. Kennedy, cominciai a lavorare in fabbrica come apprendista, e le mie entrate erano superiori a quelle dei miei genitori.
Durante le vacanze estive feci un viaggio in Romania, dove scoprii che la mia città era diventata la più famosa nel mondo: pirateria informatica e reati informatici.
Ero capace e comincia a mettere a segno una serie di truffe, gli introiti li investivo sul circuito delle scommesse, a volte moltiplicandoli a volte azzerando il mio capitale.
Appresi il poker e con il raggiungimento della maggiore età cominciai a frequentare i casinò; cifre esorbitanti che entravano tanto facilmente così come si smaterializzavano. Ero diventato un contatore di carte, una mente che calcolava le probabilità.
Tornato in Romania, in pianta stabile, ho conosciuto la mia attuale moglie, ancora mia solo sui documenti vivendo separato in carcere e restiamo coniugi solo di nome.

Ho provato a smettere con le truffe ma il gioco era un tarlo fisso.
Organizzavo tornei di poker a un bar che ho aperto con gli amici. Provavo un’invincibile piacere nel vincere, anche a discapito dei miei amici ed incassavo le mie perdite come una posizione all’egoismo.
Ho persino creato una società di calcio, immettendomi nel circuito delle scommesse facili, partite pilotate delle quali si conosceva in anticipo l’esito finale.
In quel periodo cominciai a giocare on-line incassando le vincite giacché le perdite oramai erano un ricordo.
Non dormivo più ed in breve raggiunsi un peso eccessivo, un altro eccesso ennesimo.
Il gioco per me era diventato una necessità, qualcosa che era più forte di me. Più tempo passava e più mi accorgevo che non ero più libero di giocare, in parole povere ero costretto a farlo.
Nel gioco reale si cercava di giustificare la continuazione basata sull’esigenza di recupero delle somme perse e l’adrenalina che provavo nel vincere.
Nei casinò e nei tornei di poker privati o black jack ero un contatore, una calcolatrice attenta e paziente per studiare chi mi trovavo di fronte, ma molto aggressivo nel cercare di vincere a tutti i costi.
Non mi limitavo a vincere solo i gettoni o i soldi ma andavo oltre. Chiedevo anche le chiavi, non importa se erano della macchina o dell’appartamento.
Chi avevo di fronte era come me, non si poteva fermare e non mi importava se a chi toglievo tutto era un amico o uno sconosciuto perché quando toccava a me perdere non ricevevo sconti.
Pensare a come ero diventato tanto egoista adesso mi fa schifo!
Ad un certo punto ho dovuto scegliere tra il matrimonio e il gioco. Le notti perse nei casinò … e per un piccolo periodo ho smesso ma non del tutto. Sono un hacker, la mia seconda vita era in rete.
Un mondo World Wide Web che per me non conosce limiti. Da piccolo il gioco, le idee, la ribellione, la creatività, la curiosità mi hanno spinto a pensare al di fuori degli schemi e solo adesso mi sto rendendo conto, dopo lunghe riflessioni, di aver usato le mie capacità per fare cose per cui in questo momento non ne vado fiero.
In quel periodo era iniziata a svilupparsi il gioco on-line e in poche parole mi sono trovato il gioco nel mio mondo, non dovevo più cercare i miei avversari in chissà quali posti, non dovevo più spostarmi nei diversi casinò e nemmeno stare incollato alle slot machine dei bar o delle sale giochi dovendo poi giustificare le lunghe assenze da casa con le solite bugie, avevo tutto a portata di mouse.
Quando ho iniziato mi sono registrato su centinaia di siti attirato anche dai bonus di benvenuto o dalle novità che offrivano. Ricordo che nei cassetti della mia scrivania giacevano centinaia di carte di credito prepagate di tutti gli Istituti bancari e di tutti i colori. Erano così tante che non riuscivo a tenere la contabilità.
Ma per giocare avevo bisogno di soldi e per potermi permettere un ritmo di gioco che soddisfacesse la mia adrenalina dovevo commettere anche azioni illegali, frodi on-line, il phishing. Passavo settimane incollato alla sedie sedato e ipnotizzato dalla grafica e dal layout dei siti a cui mi ero registrato e dove giocavo su tutti i campi: tornei di poker, scommesse di tutti i tipi e anche live, in tempo reale, gratta e vinci.
I gratta e vinci li trovavo divertenti, acquistavo con un clic 100 biglietti in un colpo e non avevo la pazienza per grattare uno per uno, ma sceglievo l’azione “gratta subito”, l’unica cosa che mi interessava era il risultato, il guadagno finale.
Poi la mia specialità, i tornei di poker e le tavole testa a testa, ho studiato libri e guide per migliorare il Texas Holdens e questo era un campo dove il guadagno dipendeva dalla mia pazienza e dalla capacità di calcolare le probabilità ed ero molto aggressivo e bluffare quando é il momento giusto e questo non é cosa da tanti.
Nel gambling una cosa a cui non potevo rinunciare erano le scommesse sui vari sport, in speciale il calcio mondiale e le leghe inferiori, dove studiavo pronostici, statistiche, le formazioni, squadra per squadra, raccoglievo informazioni che trasformavo in probabilità … e non solo visto che potevo monitoravo anche i flussi anomali di denaro scommessi sui principali portali del mondo su certe partite e quindi cercavo di andare al sicuro ma di sicuro non c’è niente, solo se é pilotato. In tutto questo la principale regola era l’anonimato, avere disponibilità di rischiare e il tutto senza fare troppe domande se si vuole rimanere nel giro.
Dopo aver scoperto il sistema e i limiti e i tempi per ricaricare i conti-gioco e per prelevare e in che modo le eventuali vincite, ho iniziato a giocare di più e di più e non solo con i miei propri soldi ma usavo dati e informazioni di persone ignare, così provavo meno sensi di colpa e rabbia se perdevo.
Per tutto questo avevo bisogno di abilità, per la registrazione dovevo utilizzare diversi indirizzi IP, socks e proxy, certi siti più importanti avevano dei filtri e delle team di sicurezza che monitoravano ogni cosa anomale ma per me non era un problema.
Vi chiedete: ma come tutto questo é possibile? Beh utilizzavo più computer nello stesso tempo fisicamente i quali nello stesso tempo erano connessi in maniera remota con altri computer e virtual machines che io contemporaneamente gestivo e dire che ero un mostro era una parola gentile.

Più volte mi é stata fatta la domanda: ma quanti soldi hai fatto?
La risposta onesta sarebbe “tanti”, e questo in poco tempo, più di quanto non pensavo normale in una vita. Ma i soldi facili se ne vanno come vengono, ma se si conosce che chi ha questa dipendenza continua a giocare per recuperare quanto ha perso, io perché cosa stavo giocando?
Da quando sono andato dentro, il 10 Giugno 2010, ho perso tutta la mia dignità, persone che avevo a cuore che mi hanno cresciuto ed educato sono morte senza che io potessi dire loro addio, non ho più amici né conoscenti e persino mia moglie mi ha abbandonato. La lontananza e i continui processi che mi arrivano per truffe ha fatto sì che il nostro rapporto si raffreddasse. Io vivevo in un mondo falso e credo che me la merito questa lezione.
Dovevo vivere questa esperienza per rendermi conto delle cose importanti, di chi avevo vicino e trovare il coraggio per trovare i miei difetti e combatterli.
Ma la domanda giusta da farsi sarebbe: il gioco valeva la candela? La risposta é no.
Il motivo per cui ho chiesto aiuto al Ser.T é perché voglio essere sicuro che il gioco non mi rovini un’altra volta, prima di entrare in galera di certo non dormivo notti tranquille anche se ero circondato da lusso ed ogni desiderio ed ero cosciente dei danni che provocavo, ma adesso che ci rifletto credo che avevo bisogno di questa esperienza per dare valore alle cose più semplici; la libertà non ha prezzo inteso anche come essere libero di scegliere se giocare o no …
Imparare dagli errori e fare tesoro di un’esperienza é molto importante, ma anche dire la verità in un periodo dove predominano le bugie é un atto coraggioso.
Interessante non é la mia storia di come sono diventato ludopatico, interessante é ammettere di avere un problema ed avere il coraggio di affrontarlo e chiedere aiuto anche se non é da te.
Io tra poco tornerò alla realtà normale, ma con un bagaglio di conoscenza che mi mancava e sono pronto a scommettere ma questa volta su di me che ce la farò a sconfiggere questa dipendenza, questo vizio…
E tu?

Raul, 26 anni