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dott. Giuseppe Montefrancesco

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Dott. Giuseppe Montefrancesco

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Il virus dell’epatite C nelle siringhe

Come è noto l’epatite da virus C si trasmette, con differenti modalità, principalmente attraverso sangue infetto*.
Attualmente non esiste un vaccino contro l’HCV e i trattamenti sono problematici a causa della limitata efficacia, i costi elevati e gli effetti collaterali; se non curata l’HCV può provocare gravi malattie epatiche o anche la morte. L’infezione da HCV negli individui che scambiano siringhe contaminate è uno delle più comuni e prevedibili conseguenze del consumo di droghe iniettabili.
Uno studio condotto presso Yale School of Medicine e presentato alla 17th Conference of Retroviruses and Opportunistic Infections on Friday, 19 February 2010, San Francisco, rivela che una delle ragioni della elevata trasmissione del virus dell’epatite C tra i tossicodipendenti (ovvero l’elevata prevalenza del virus e dell’infezione tra questi) potrebbe forse essere dovuta alla particolare sopravvivenza del virus in alcuni tipi di siringhe. Lo studio, che potrebbe aprire nuove strade nel prevenzione dell’epatite da HCV, si ritiene sia il primo a mostrare la sopravvivenza del virus in siringhe contaminate e la durata della potenziale contagiosità.

I ricercatori per misurare la longevità di virus nel sangue residuo rimasto nelle siringhe dopo l’iniezione hanno simulato gli scenari più comuni durante tale pratica.
Dopo aver caricato diverse siringhe con sangue arricchito da HCV e poi scaricate, gli studiosi hanno testato il sangue residuo per rilevare l’eventuale presenza di virus infettante sia immediatamente che dopo conservazione, sino ad un massimo di nove settimane. Essi hanno osservato, nelle siringhe i cui aghi erano staccabili, una prolungata sopravvivenza del virus a tutte le temperature di stoccaggio e in quantità iniettabili anche dopo 9 settimane; molto meno virus iniettabile era presente nelle siringhe da insulina con aghi non separabili. “Questo indica che le siringhe con aghi rimovibili sono più pericolose in termini di potenziale infezione da HCV perchè con queste vi sono più probabilità di trasmettere virus superstiti”, ha detto l’autore Elia Paintsil, MD, professore di pediatria e farmacologia alla Yale School of Medicine. La scoperta di una prolungata sopravvivenza HCV nelle siringhe con ago removibile ha grande implicazione soprattutto fuori dagli Stati Uniti, dove l’uso di queste siringhe è più comune; ciò è comunque importante per la salute ovunque, compresi gli Stati Uniti, dove per i tossicodipendenti vengono offerti programmi di scambio di siringhe.
I nostri risultati suggeriscono che, se l’obiettivo è quello di ridurre la trasmissione di HCV, questi interventi preventivi dovrebbero scoraggiare l’uso di siringhe con aghi staccabili *

Modalità e vie di trasmissione Il virus, in tutte le fasi della malattia, è presente nel sangue e la diffusione della malattia e quindi l’infezione di nuovi individui avviene per il contatto con il sangue o materiali contaminati con il sangue. Genericamente si parla di diffusione per via enterale quando il contagio avviene per via oro-fecale, cioè per via alimentare, e di via parenterale quando la penetrazione del virus avviene per via ematica o attraverso la cute a seguito di ferite anche molto piccole o inapparenti. Sono inoltre molto importanti per la diffusione della malattia quelle manovre apparentemente innocue, quali tatuaggi, piercing, manovre di cura della persona ecc., che comunque possono determinare il contatto della cute con materiali imbrattati di sangue, anche in maniera non evidente. In considerazione del fatto che il virus raggiunge una concentrazione molto elevata nel sangue del soggetto ammalato sono sufficienti quantità minime. Quando il contagio avviene con queste modalità si parla di via parenterale inapparente.
L’epatite di tipo C si trasmette attraverso il contatto con sangue infetto o materiali biologici che contengano sangue infetto, e quindi:

  • con le trasfusioni di sangue (nel periodo finestra),
  • con la piccola chirurgia,
  • con aghi per punture non monouso,
  • con strumenti sanitari non sterili (cure odontoiatriche, uso di strumenti appuntiti o taglienti non sterili ), tatuaggi, piercing, orecchini, rasoi.

Data questa prevalente o quasi esclusiva modalità di trasmissione, non è invece necessario ricorrere a stoviglie, oggetti sanitari, effetti personali separati. La modalità di trasmissione sessuale, più comune in altre infezioni quali l’epatite B e l’infezione da Hiv, non è invece sicuramente documentata, sono infatti raramente descritti casi di co-infezione (trasmissione della malattia ) fra partners. La trasmissione madre-figlio è riportata in letteratura come un evento raro a verificarsi durante il periodo di gestazione, verosimilmente possibile è invece al momento del parto soprattutto se espletato per vie naturali. E’ da tener presente che durante il periodo di gestazione è comunque controindicata la terapia dell’epatite nella madre per i possibili effetti tossici sul nascituro. Nella stragrande maggioranza dei casi la modalità di trasmissione è sconosciuta. La malattia si definisce in questi casi come una affezione acquisita in comunità.

Per approfondire Epatite da HCV